La scomparsa del Prof. Veronesi ha riportato l’attenzione dei mass-media sugli argomenti della sua proposta di un’”etica laica” ed, in modo particolare, sul tema dell’eutanasia, sull’asserita opportunità di una sua normazione legislativa diretta a conferire “dignità alle fasi finali dell’esistenza”, sia pure – così recita la Mozione nel merito messa a punto dal Comitato Etico della Fondazione “Umberto Veronesi” – nelle sole circostanze di “terminalità e sofferenza non controllabile” e ciò in virtù di una facoltà di autodeterminazione che va riconosciuta a ciascuno in quanto “non può esistere un’indisponibilità assoluta della vita” che va, dunque, ascritta al “possesso” intangibile del singolo individuo.

Sono ovviamente molte le considerazioni che si potrebbero e si dovrebbero fare a commento del testo di tale Mozione, ma una su tutte si pone in radice – e non ci si dica che si tratta di una presa di posizione “ideologica : la vita non “appartiene” in modo esclusivo ed univoco a chi ne ha ricevuto il dono.

La vita, appunto, è “dono”, quindi, originariamente, strutturalmente è relazione e reciprocità. Né tale convinzione dovrebbe appartenere solo a chi crede in Dio, ma perfino a chi pensa che la propria vita sia il portato di un processo evolutivo addirittura di dimensione cosmica, anche in tal caso costituito da una trama fitta ed inestricabile di rimandi, di connessioni intrecciate, di sviluppi insondabili e di incroci che, ad ogni modo, escludono che ciascuno di noi possa essere confitto e sacrificato nella drammatica solitudine di una monade a sé stante.

Ed è, quindi, legittimo porsi seriamente la domanda se la tanto conclamata “autodeterminazione” esattamente coincida con la nostra “personale” libertà”, se ne esaurisca il senso profondo e le potenzialità o se, piuttosto, quest’ultima sia ben più ricca e, costitutivamente, vada ben oltre quell’angoscioso rinserrarsi in sé che immediatamente evoca la morte, evento noi percepiamo come “altro”, perfetta antitesi della vita, eppure ne fa parte, anzi ne rappresenta, forse, il compendio ed un momento che comunque, non meno di altri, chiede di essere attraversato non in disperata solitudine, ma tenuti per mano da chi ci  è vicino.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

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