E’ decisamente incoraggiante il report relativo alle donazioni d’organo e ai trapianti eseguiti nel nostro Paese nel 2016.
Registra un incremento netto e, peraltro, costante dal 1992 sia riguardo i donatori che il numero di essi effettivamente utilizzato.
Nel contempo si riducono, in particolare per cuore e fegato, le liste d’attesa, ed è più contenuta (attorno al 30%) l’opposizione alla donazione.
Crescono, altresì, le donazioni da vivente.
Tutto ciò se, per un verso, sta ad indicare l’eccellenza in tale settore – purtroppo anche qui non omogenea sul territorio nazionale – del nostro sistema sanitario, per altro verso è significativo di una crescente maturità civile e di un più forte sentimento di solidarietà.
Ed è proprio su questa consapevolezza che è necessario investire per sviluppare ulteriormente la medicina dei trapianti.
Non servono, anzi sarebbero del tutto controproducenti, imposizioni legislative, peraltro problematiche dal punto di vista dell’eventuale impianto normativo e soprattutto discutibili – o più francamente inaccettabili – sotto il profilo etico.
Dobbiamo imparare invece a misurare il nostro grado di civiltà non tanto e non solo in funzione dei livelli di efficienza tecnico-scientifica che sappiamo raggiungere, quanto in ragione della nostra capacità di mettere in gioco coscientemente il valore sostanziale, umano e morale, dei nostri gesti e del costume sociale cui si ispira la nostra convivenza. E’ oltremodo necessario considerare il notevole impatto delle nostre decisioni sul benessere dell’intera collettività. Anche in questo campo stiamo costruendo il futuro delle generazioni che verranno.