Ammettere la RU486, la cosidetta "pillola del giorno dopo", in un contesto non ospedaliero - come intendono fare Toscana e Lazio - va oltre il dettato legislativo della 194 ed, anzi, ne contraddice rilevanti profili che, almeno nella dichiarate intenzioni del legislatore dell'epoca, intendevano essere in qualche modo di cautela e prudenziali.
Significa, per di più, scivolare, come se nulla fosse, da una concezione già di per se' distratta e banale della vita ad atteggiamenti quasi irridenti e di sostanziale disprezzo.
Non sono in gioco solo, per chi è credente, valori di fede. Sono in gioco per tutti valori di ragione. Anche se la trappola ideologica di un individualismo esasperato - quotidianamente incensato dalle vestali del "politicamente corretto" - impedisce a troppe correnti di opinione di cogliere i pericoli di una simile deriva. Pericoli che attengono anche la dimensione sociale, collettiva e pubblica di un contesto civile che può fondare il proprio stesso ordinamento democratico solo sulla assunzione ferma di principi-cardine certi ed inamovibili, a cominciare dall'amore per la vita e dalla difesa degli inermi e dei più deboli.
Senonchè - ancora una volta e forse mai così chiaramente come in questo caso - la cultura dell'individualismo mostra di non essere affatto fattore di promozione della libertà delle persone, quanto piuttosto il cappio che ti costringe e ti soffoca in una solitudine arida ed alienante.