L’ immagine di un giovanissimo che si libra in aria come un 'bimbo farfalla', fotografato mentre corre dietro a un pallone, resterà forse l’immagine della sanità 2017.  Almeno di quella sanità a cui dovremmo tendere, rifuggendo tutti insieme dallo scandalo bubbonico della corruzione, o da quello della malasanità, o, ancora, della sciatteria che, anche quest’anno non ci ha certo risparmiato.

E’ l’immagine di Hassan, 9 anni, rifugiato siriano accolto in Germania insieme alla sua famiglia, al quale è stata restituita una pelle nuova e sana da un eccezionale intervento di terapia genica annunciato su 'Nature' e coordinato dall'italiano Michele De Luca, direttore del Centro di medicina rigenerativa 'Stefano Ferrari' dell'università di Modena e Reggio Emilia. Hassan è stato salvato da una forma di epidermolisi bollosa che gli aveva mangiato l'80% dell'epidermide. La sua foto, nella quale è impressa l’immagine della felicità ritrovata, quest'anno ha fatto il giro del mondo. Ha portato con sé l’emozione di quello che può fare  la ricerca di base  trasferita alla clinica, per restituire alla vita pazienti un tempo condannati alla morte. Vorremmo dedicare proprio alla ricerca di base la riflessione di inizio del 2018, per riaffermare le ragioni di una medicina basata sull'evidenza. Tanto per fare un esempio, pensiamo al continuo ripetersi di quelli che ormai sono diventati slogan nella lotta al cancro: non fumare, fare attività fisica, seguire una dieta sana, non eccedere con l'alcol, non esporsi al sole nelle ore più calde… Saranno pure diventate frasi scontate, ma sta di fatto che nell'oncologia negli ultimi anni  in Italia  sono stati  raggiunti buoni risultati: la mortalità per tumori è stabile, a fronte di un'incidenza che sta aumentando a causa dell'invecchiamento della popolazione. E sono molto buoni i dati di sopravvivenza a 5 anni, con numeri migliori anche rispetto ali altri Stati. Questo vuol dire non solo che abbiamo una buona sanità oncologica - migliorata grazie alla prevenzione e ai progressi diagnostici e terapeutici che sono stati recepiti dal sistema sanitario a livello nazionale – ma che certamente siamo più informati e possiamo fare più auto-prevenzione.

Sarebbe infatti un errore lasciare l’incarico di guadagnarci un futuro di salute solo agli operatori sanitari, agli scienziati, ai ricercatori. La salute è un bene di tutti e tutti devono collaborare per raggiungere un traguardo comune. Senza barare. Anche alla comunicazione spetta un ruolo decisivo in questa battaglia. La 'parola' può salvare una vita, ma, soprattutto se male usata, può essere anche estremamente dannosa e addirittura causare la morte. Non a caso sono sempre più frequenti gli appelli di medici e, da qualche tempo, anche di parlamentari, a non affidarsi a “Dottor Google” per risolvere i propri mali. Una comunicazione adeguata deve essere una priorità nei prossimi anni.
In questa ottica l'Aiom ha previsto una campagna di comunicazione destinata a tutti i cittadini e una campagna per le popolazioni target degli screening disponibili: colon, mammella e cervice. Sono messaggi da ripetere costantemente per ricordare che si può prevenire, che serve sottoporsi a screening e, quando c'è il sospetto, è importante recarsi nei centri oncologici di riferimento perché disponiamo di strumenti di diagnosi e cura sempre più mirati. Strumenti messi a punto grazie alla ricerca di base.

C’è un’altra “figura” che si è andata imponendo nell’anno appena concluso, la cui ombra si allunga anche su questo neonato 2018: il robot ‘soft'. Profumo di futuro? Sarà il tempo a decretarlo ufficialmente. Ma di sicuro il 2017 ha visto i robot i fra i protagonisti indiscussi e il 2018 appare ancora più "promettente" per un mondo, la 'soft robotics', che ha vissuto un'esplosione. “E' stato un crescendo per un settore giovane e nuovo, con pubblicazioni e investimenti importanti in tutto il mondo” - secondo  Cecilia Laschi, pioniera della robotica 'morbida', ordinario di Bioingegneria industriale all'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, e considerata una delle massime esperte a livello internazionale. "Nel 2018 – precisa l’esperta - sarà tempo di concretizzare, cominciando a raccogliere i frutti con applicazioni innovative e consolidando la comunità di scienziati. Sarà l'anno del riconoscimento di questa disciplina, con la prima Conferenza internazionale". L'anno della 'consacrazione' da parte di una società mondiale: la Ieee Ras, Robotics and Automation Society, che è parte dell'Institute of Electrical and Electronic Engineers, la più importante organizzazione nel campo dell'ingegneria elettrica, elettronica e delle tecnologie dell'informazione. L'ente ha infatti approvato la proposta di una Conferenza internazionale dedicata, avanzata proprio da Laschi. E sarà l'Italia a fare gli onori di casa. L'appuntamento è a Livorno ad aprile 2018 (sul sito dell'evento è iniziato il conto alla rovescia, mancano 114 giorni).

L'impegno ora è quello di creare una squadra di robot 'soft' che parlano italiano. Un mondo già abitato da varie creature - fra le più note ci sono 'Octopus', il robot polpo, e 'Poseidrone', il drone sottomarino dai tentacoli agili e sinuosi - a cui se ne aggiungeranno di nuove. Sott'acqua, quindi.   Il mare è già stato il 'battesimo' per un primo prototipo realizzato nel 2017 e testato grazie a un piccolo grant di National Geographic ottenuto da un ricercatore del team di Laschi, Marcello Calisti. Con una 'gita' su un relitto sommerso, "è stata valutata la capacità del robot di muoversi e prendere immagini". E il lavoro continua, anche su quella che è considerata un po' la 'bestia nera' dagli esperti del settore: "Il muscolo artificiale", la grande sfida. C'è attesa per le opportunità che potranno aprirsi. Si potrebbe proseguire ancora parlando di tante altre belle battaglie sostenute, alcune vinte come quella lo scienziato tricolore più citato nel mondo, pioniere dell'immunoterapia anticancro. Eppure hanno rubato la scena l’entusiasmo di quei Parlamentari che, celebrando la legge sul biotestamento, hanno preso a gridare … “e adesso l’eutanasia”; l’inchinarsi dinnanzi alle multinazionali del fumo, da non toccare anche se per salvare malati impossibilitati ad accostarsi a nuove medicine salvavita; il costringere gli operatori sanitari del Paese  quasi a mendicare il rinnovo di contratti fermi da anni e anni; il diniego del diritto all’ obiezione di coscienza  per le istituzioni sanitarie della Chiesa, seppure sancito da patti internazionali.

Ma all’inizio di un anno nuovo è cosa bella e buona esprimere desideri e formulare auspici.  Il nostro desiderio è innanzitutto quello di riportare l’uomo, creatura ad immagine e somiglianza di Dio, al centro di ogni progetto che riguarda la persona, malata o sana che sia; vederci riconosciuto e rispettato il diritto ad accompagnare questo uomo dal suo concepimento al termine naturale della vita, senza per questo essere emarginati o additati come causa dei mali della sanità del Paese. Gli auspici  vanno dal sogno di una "bioetica dell'uguaglianza" all'invito alla meritocrazia nell'assegnazione dei fondi alla ricerca; dalla prevenzione anti-cancro, come buona abitudine da adottare nella vita quotidiana, alla consacrazione dell'intelligenza artificiale come alleata dell'uomo, fino a nuovi successi da segnalare sul fronte dell'immunoterapia contro i tumori, con trattamenti innovativi accessibili a ogni latitudine, a tutti i malati che ne hanno bisogno. E senza barare.

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