“Il Comitato di settore Regioni-Sanità ha approvato l’atto di indirizzo per il personale della ricerca in attuazione delle disposizioni della Legge di Bilancio 2018”. Lo ha spiegato a margine della Conferenza delle regioni e delle province autonome, il presidente del Comitato, Massimo Garavaglia. «L’atto sarà ora inviato al Governo secondo la procedura (prevista dall'articolo 47 del Decreto legislativo 165/2001).
Il testo – ha spiegato Garavaglia - indica le linee generali per la definizione e la collocazione del personale della ricerca e delle attività di supporto all'interno del contratto collettivo nazionale del comparto sanità, nonché del relativo trattamento economico. Sono abbastanza soddisfatto – ha aggiunto il presidente del Comitato di Settore -perché si tratta di una risposta molto attesa per le circa 3000 persone coinvolte. Quanto invece al contratto del comparto sanità per il personale dei livelli- ha concluso l'assessore della Lombardia - restiamo in attesa della risposta del ministero dell'economia sulla parte economica in relazione alle percentuali indicate nella Legge di bilancio».
Da ricordare anche che un lungo emendamento alla legge di bilancio per il 2018 è intervenuto sulla annosa questione dei precari della ricerca sanitaria. I commi da 422 a 434 hanno, infatti, delineato un percorso – per quanto lungo e tortuoso – che è stato definito “piramide dei ricercatori” e potrebbe essere la soluzione per centinaia di ricercatori precari. Va innanzitutto segnalato che la norma non riguarda gli enti di ricerca bensì soltanto quelli che si occupano di ricerca sanitaria, cioè gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS). I primi sono ospedali di eccellenza che svolgono, oltre all'assistenza, la fondamentale funzione di ricerca clinica. Sono attualmente presenti sul territorio nazionale 49 IRCCS, di cui 21 pubblici e 28 privati. Gli IZS assicurano la sorveglianza epidemiologica e la ricerca sperimentale nel campo dell'alimentazione, sono 10 in tutto con valenza territoriale sovraregionale. Riguardo al personale dipendente da questi Istituti, si contano più di 25.000 operatori (21.924 i primi e 3.256 i secondi) e rientrano nel novero delle aziende, enti e amministrazioni che compongono il comparto del Servizio sanitario nazionale. La criticità legata ad un precariato storico deriva soprattutto dal fatto che le forme di finanziamento degli Istituti hanno avuto spesso caratteristiche non strutturali e contingenti con la conseguenza che – nell'incertezza del consolidamento delle risorse finanziarie – l'unica modalità di assunzione del personale è stata spesso quella non a tempo indeterminato.