“L’80% dei casi che trattiamo ha esito positivo, ma ad una mamma il cui figlio ha fatto parte di quel 20% negativo questo non può bastare. E neanche a noi. Dobbiamo andare avanti con determinazione e impegno”.

Così Franco Mandelli era solito rispondere a chi si complimentava per i risultati ottenuti.

Ematologo di fama internazionale, Mandelli si è spento a Roma all’età di 87 anni. Una vita spesa al servizio della ricerca, condotta con grande impegno e tenacia, utilizzando come motore l’assoluta attenzione al paziente. Fiore all’occhiello dell’ematologia capitolina, grande promotore della ricerca, Mandelli ha formato con grande generosità e sguardo attento al futuro generazioni di giovani medici che hanno avuto la fortuna di collaborare con lui, creando una eccellente Scuola di Ematologia. Si è fatto spazio nell’ambito internazionale, sperimentando e promuovendo metodologie innovative, e contribuendo in modo incisivo al progresso delle scienze ematologiche. Chi lo conosceva bene ne descrive la dedizione maniacale al lavoro, e la ferma volontà di creare un trait d’union tra malato e mondo scientifico, curando in modo particolare il rapporto medico-paziente, che considerava alla base del processo di cura.

Già ordinario all’Università La sapienza di Roma, ha contribuito attivamente alla fondazione di due associazioni di volontariato, AIL e Ginema. Con più di 700 studi pubblicati, Franco Mandelli ha portato avanti ricerche di grande rilievo nell’ambito delle leucemie acute e del linfoma di Hodgkin.

  

 

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