Un documento della Conferenza Episcopale Italiana sul fine vita dovrebbe essere reso pubblico all’inizio del prossimo anno.
Ne ha dato notizia don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Cei, inaugurando questa mattina l’Assemblea Generale dell’Aris.
“Un documento – ha precisato – che non vuole essere contro qualcuno, ma che intende ribadire la posizione della Chiesa su un argomento così importante e delicato. Vogliamo essere pronti per il momento dell’inevitabile confronto politico, invitando ad una riflessione chiara e attenta”.
Il religioso ha continuato ricordando la collaborazione con l’Aris, espressa più volte attraverso diverse iniziative, dal Convegno organizzato a maggio dello scorso anno, al progetto dell’Open Day della Riabilitazione e, più in generale, di “accolti.it”.
Su 128 strutture, che in occasione dell’Open Day del 13 ottobre scorso hanno raccolto l’invito ad aprire ai visitatori le porte dei propri centri di riabilitazione, la maggior parte erano associate Aris.
“La nostra – ha proseguito Angelelli – è stata una risposta a coloro che ci accusavano di segregazione. Una risposta concreta che ha fatto emergere quanto di bello e di buono facciamo e continueremo a fare, prendendoci cura di chi si trova nella sofferenza”. “E c’è da dire – ha precisato – che nonostante il largo afflusso di visitatori registrato, che ha potuto constatare come nei nostri centri curare voglia dire prima di tutto accogliere, in un recente congresso a Torino, abbiamo continuato a sentire parlare di segregazione. Ciò vuol dire che siamo ancora all’inizio e che dobbiamo far conoscere il nostro operato sempre di più e sempre meglio”.
Don Angelelli ha poi ricordato le altre iniziative che il suo Ufficio ha in cantiere, tra cui il Tavolo degli Hospice, a cui partecipano 21 strutture, un progetto questo in cui l’Aris è coinvolta in prima linea, fornendo il proprio peculiare contributo.
Prossima diffusione anche per un Manifesto interreligioso sul fine vita, un documento che la Cei sta realizzando in collaborazione con i rappresentanti di altre religioni e confessioni religiose a testimonianza di come l’argomento non sia di interesse esclusivo dei cattolici.
In fase di realizzazione anche il Piano Integrato di Formazione (PIF), uno strumento che nasce con lo scopo di mettere ordine in un settore in cui l’offerta formativa appare dispersiva e disorganica.
“Il Piano formativo su cui stiamo lavorando – ha spiegato il religioso – presenta due ambiti: uno pastorale e uno professionale, ognuno suddiviso in categorie. La Cei intende fornire delle linee guida che definiscano il tipo di formazione necessaria a chi vuole impegnarsi nell’ambito pastorale-sanitario. Le strutture che sottoscriveranno questo piano potranno ricevere una sorta di bollino rosso e proporsi come centri di riferimento per questo tipo di formazione”.
Don Angelelli ha poi ricordato come la chiusura del Camillianum abbia lasciato un vuoto difficile da colmare. A questo proposito ha auspicato che l’Aris possa ricoprire un ruolo propositivo in tal senso, dando vita a proposte operative che consentano di lavorare in modo condiviso.