E’ sconvolgente sapere che la più grande priorità sanitaria degli Italiani sia oggi l’approvazione immediata di un a legge sull’eutanasia. Assolutamente secondario il fatto che l’80% di costoro devono rinunciare a curarsi a causa dei costi e dei tempi biblici per accedere all’assistenza sanitaria, come assolutamente secondario è il fatto di trovarci in un Paese in cui esistono pochi malati di serie A che possono usufruire delle più alte tecnologie scientifiche per salvarsi la vita e milioni di malati di serie b che devono accontentarsi di quel che passa la parrocchia. Che la legge sull' eutanasia sia "assolutamente prioritaria per il nostro Paese" è un’ opinione espressa solo qualche giorno fa dalla Ministra Grillo, rispettabile quanto opinabile come tutte le opinioni. E’ però quanto meno sconcertante che chi deve pensare a come assicurare ai suoi elettori, e in genere ai cittadini italiani, la salute, pensi innanzitutto alla morte. . In ogni caso, non suffragata da dati di fatto. Non vale neppure altro commento.
Più' che altro una petizione di principio. È arduo pensare che in un momento di tale difficoltà nella vita di tutti i giorni, in cima alle preoccupazioni degli italiani ci sia l'eutanasia.
Del resto, se così fosse il Ministro per farci conoscere il suo pensiero non avrebbe atteso che ieri tornasse sull'argomento il Presidente Lattanzi in un'occasione solenne qual è la presentazione del lavoro che la Corte ha sviluppato nell'anno appena trascorso.
24 settembre e' la data - ce lo ha ricordato appunto ieri il Presidente della Corte Costituzionale - che, fin dallo scorso 24 ottobre, con una propria ordinanza interlocutoria, la Corte ha indicato al Parlamento come termine ultimo entro cui pronunciarsi sulla legittimità o meno dell'articolo 580 del Codice Penale, cioè in ordine alla punibilità o meno del reato di aiuto al suicidio.
Il Presidente Lattanzi ieri ha ribattuto il chiodo nei confronti del Parlamento precisando che, in carenza dell'iniziativa legislativa che gli compete, la Corte provvederebbe in proprio.
Insomma si va verso l'accelerazione di un percorso straordinariamente delicato che richiede, in ogni caso, grande ponderazione e prudenza.
Ed esige di essere affrontato in una condizione di grande chiarezza sul piano del ruolo, della competenza e della legittimità istituzionale dei poteri che vi hanno parte.
Da oggi al 24 settembre ci separano 6 mesi e togliamone pure almeno un paio se consideriamo la consultazione elettorale europea ed ancora un paio in omaggio al "generale Agosto".
Resta davvero poco, una manciata di giorni.
È credibile che una questione così pervasiva, cioè dotata di una così straordinaria forza di impatto antropologico, talmente incidente sulla stessa autocomprensione dell'uomo venga sviluppata esaustivamente tanto in fretta?
La nostra posizione è nota: abbiamo il diritto di vivere; non abbiamo il diritto di morire.
Ma, intanto, vale per noi e per chi la pensa diversamente da noi che il tema del l'eutanasia - perché di questo si tratta - non venga affrontato secondo una logica di sovrapposizione dei poteri dello Stato, attraverso una sorta di rincorsa o di concorrenza tra potere legislativo e giudiziario che rischia di diventare una china confusiva e nefasta.