Sarà approvato nel corso del Consiglio Permanente di maggio un documento, curato dalla Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, sulla fase terminale della vita terrena. Ne ha dato notizia il comunicato finale del Consiglio Permanente svoltosi dal 1 al 3 aprile scorsi. I Vescovi ne hanno condiviso un indice ragionato, dal quale si intuisce chiaramente che la Chiesa – la stessa che incarna la pastorale della salute diffusa sul territorio, attenta a farsi carico delle fragilità – non si sottrae a vivere la propria missione, offrendo a tutti una riflessione che affronta alcune situazioni umanamente ed eticamente complesse. Rispetto a un presunto “diritto” a morire, si impegna a sostenere quello a una morte degna, come affermazione della cura dell’uomo verso di sé e verso il prossimo. Di qui, in particolare, il richiamo a non disattendere ulteriormente l’applicazione della legge che assicura le cure palliative. Altro aspetto centrale, l’affermazione del rispetto della libertà di coscienza del medico e di tutto il personale sanitario, al fine di garantire a tutti la possibilità di perseguire azioni eticamente buone. Resta aperta la questione del diritto all’obiezione di coscienza anche da parte delle istituzioni sanitarie di matrice cattolica, che non vorrebbero vedersi costrette a venir meno ai principi etici e morali alla base della loro identità cristiana.
Significativa anche la costituzione del Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità. tematica sino ad oggi riservata ad un settore dell’Ufficio Catechistico Nazionale; L’intento è quello di offrire alla CEI, alle Diocesi, agli Istituti di Vita Consacrata, alle Società di Vita Apostolica, ad Associazioni e Movimenti un supporto per l’inclusione nella vita ecclesiale delle persone con disabilità – intese come soggetti a pieno titolo della pastorale – e dei loro familiari. Il Servizio diverrà pienamente operativo dopo la definizione del Regolamento.