Scandali, ruberie che continuano, mazzette che girano come se nulla fosse mai successo, medici in pensione richiamati d’urgenza tra le corsie degli ospedali, reclutamento di medici stranieri in alcune regioni perché i “pensionati” non coprono i “buchi”, i Pronto soccorso affidati a neolaureati in medicina ma senza specializzazione, infermieri in affanno perché troppo pochi, ospedali, cliniche e presidi sanitari costretti a chiudere, cartellini di presenza che si timbrano “per una mano amica”, liste d’attesa sempre più “a tempo indeterminato” … e chi più ne ha più ne metta. Ma cosa sta accadendo al nostro sistema sanitario nazionale, celebrato sino a ieri (?) come uno dei migliori al mondo? Forse si sta sgretolando?
Lo temevano quanti da anni cercano di mettere in guardia le autorità pubbliche – gialle, verdi, rosse o nere non importa - dal disastro verso il quale stavano “tutti e comunque” portando la sanità. Hanno messo in campo, soprattutto negli ultimi anni, una politica quantomeno sconsiderata, fatta non solo di tagli e restrizioni sconclusionate, di ripianamenti milionari di bilancio di aziende ospedaliere pubbliche in profondissimo rosso a causa di corruzione e malasanità, di insensata guerra aperta alla sanità no profit, di condanne all’esilio per ricercatori e scienziati eccellenti, ma fatta soprattutto di incapacità. Incapacità di pianificare un efficace sistema di prevenzione, garanzia e tutela della salute del cittadino che, alla fine dei conti, si sarebbe rivelato fonte di risparmio più che di spesa: un cittadino sano non pesa sul bilancio quanto pesa un cittadino malato, soprattutto se lo si trascina sino alla cronicità. Ma se c’era da racimolare soldi… mani in tasca alla sanità!
Ora stanno venendo al pettine tutti i nodi. Troppo facile adesso denunciare l’esistenza di due Italia, una delle quali può curarsi e l’altra no, o meravigliarsi dinnanzi a cifre che indicano alte percentuali di chi rinuncia a curarsi pur di non privare la famiglia del minimo di sussistenza, o gridare allarme per la mancanza di medici ad ogni livello. Forse sarebbe meglio – hanno pensato - distrarre la “rabbia” montante della gente con le polemiche sulle dat o con lo spauracchio dell’eutanasia; rinvigorire la polemica sulla completa liberalizzazione dell’aborto, se al terzo o all’ottavo mese di gravidanza non importa; rispolverare quella sull’utero in affitto; montare il can can su vaccini sì vaccini no.
Noi siamo convinti che si sia piuttosto perso il senso della dignità della persona umana, soprattutto se malata, fragile, bisognosa di aiuto, di cura, di assistenza. Così come siamo convinti che inserire il sistema salute in una logica di mercato, abbia significato sacrificare sull’altare del profitto individuale ad ogni costo, il valore unico dell’umanità ancor prima di quello della solidarietà nazionale. E, vogliamo sottolinearlo, non parliamo volutamente del Vangelo di Cristo, nel rispetto di chi custodisce una fede diversa dalla nostra o si rifiuta di averne una.
L’uomo, l’uomo fragile e malato sia e resti sempre il Cero pasquale acceso tra le corsie dei nostri Istituti. E’ il nostro augurio.