Papa Francesco la chiama “terapia della dignità”. E’ la terapia praticata negli hospice, quella delle cure palliative. La terapia che alimenta l’amore e il rispetto per la vita. Anche nel suo momento finale. E’ tornato, Papa Francesco, a parlare dunque del fine vita, delle persone che finiscono in condizioni particolarmente gravi, terminali, che hanno bisogno di amore prima ancora che di cure. E di versi rispettata la propria dignità di persona umana, dunque di umanizzazione, di luoghi in cui potersi serenamente congedare dall’avventura umana, giunta a conclusione . Un’esigenza questa che è in rapido aumento ma coperta solo in minima parte. Ed è proprio per questo che Francesco alza ancora una volta la voce e inchioda la società alle proprie responsabilità “Una società merita la qualifica di civile – ha detto recentemente rivolgendosi alla Congregazione per la Dottrina della Fede - se sviluppa gli anticorpi contro la cultura dello scarto ; se riconosce il valore intangibile della vita umana; se la solidarietà è fattivamente praticata e salvaguardata come fondamento della convivenza”. E la prima forma di civiltà è il rispetto per chi soffre. Alla Chiesa, ha detto, “il compito di riscrivere la grammatica del farsi carico e del prendersi cura delloa persona sofferente” in particolare “nelle fasi critiche e terminali della vita”. Occorre creare “attorno al malato una piattaforma umana di relazioni che, mentre favoriscono la cura medica, aprono alla speranza” dinnanzi all’angoscia spirituale che accompagna sovente la fase terminale della vita. Per questo Papa Francesco raccomanda il ricorso all’hospice e alle cure palliative affinchè il malato terminale sia accompagnato “con qualificato sostegno medico, psicologico e spirituale, perchè possa vivere con dignità, confortato dalle persone care, la fase finale della vita terrena.”
Nella sezione Magistero il testo completo del discorso del Papa