Gridare  “vergogna” in Italia ormai sembra far più torto alla vergogna  che non agli italiani.  Novanta ml di gel di Amuchina venduti con il rincaro del 700%? Falsi medici che bussano alle porte dei soliti anziani e con la scusa del test anti corona virus su ordine della ASL, ripuliscono l’appartamento? Assalti inconsulti ai supermarket e alle farmacie come nelle migliori pellicole sulla distruzione di massa.? Macchè. Questo è niente.

La vergogna vera è quella della politica del catastrofismo, giustamente definita in un titolo  del Messaggero di Roma, “ il  primo nemico di un grande Paese”. Certo impensabile che in un momento come questo, non solo ci siano italiani pronti ad arricchirsi sulla scia della paura degli altri (che in momenti come questi certamente è anche malessere e sofferenza) , ma impensabile è soprattutto   che ci sia chi è  pronto a saltare sull’onda del catastrofismo per denigrare e distruggere l’avversario politico, chiunque esso sia. No. Non basta condannare  chi vende Amuchina a 47 euro e mascherine monouso, e spesso inadatte, a 25 euro.

Pensiamo per un attimo ai tanti teatrini inscenati, ad ogni ora del giorno e della notte, su non importa quale canale delle centinaia di reti che si spartiscono l’etere, i cui protagonisti sono troppo spesso improvvisati virologi (senza nulla togliere, per carità, ai nostri veri ed eccellenti virologi) con i soliti giornalisti presenzialisti, pronti a sciorinare verità scientifiche  spesso contrastanti tra di loro, per  un attimo di notorietà; o ai simpatici baristi e camerieri (con tutto il rispetto possibile per le due categorie di lavoratori),  magari “imboccati”, come si dice in gergo, r disegnare scenari apocalittici.  E  che dire del  martellante bollettino di morti giornalieri ripetuto ad ogni piè sospinto ma  con scarse informazioni sul quadro clinico complessivo  della vittima (ultraottantenne già affetto da gravi crisi  respiratorie, un uomo con seri problemi cardiologici, un malato in dialisi già da diverso tempo, una donna ricoverata in oncologia alla quale è stato fatto il tampone post-mortem…cioè tutte persone che, con ogni probabilità,  avrebbero avuto problemi anche soltanto con una delle tante e forti influenze virali che puntualmente arrivano in Italia d’inverno) . E che dire ancora di quel ripetere ossessivo  che l’Italia è il terzo Paese al mondo quanto a numero di infettati  e morti a causa del virus, omettendo di sottolineare che almeno in Italia li cerchiamo questi malati (oltre seimila i tamponi effettuati tra Lombardia e Veneto)   mentre in altri Paesi europei  ci si limiti a misurare la febbre a chi proviene dai Paesi sospetti, magari con il gioco del triangolino degli aeroporti,  e non si prevedono se non pochissimi  tamponi o quarantene . Anche per questo molti arrivano poi a casa nostra.

Nella zona rossa del Paese operano diverse strutture sanitarie nostre Associate ARIS. Il primo loro pensiero è stato salvaguardare la salute dei ricoverati. Poi si sono messe a completa disposizione del Servizio Sanitario Nazionale, per affrontare un’emergenza divenuta tale anche per la politica dei tagli inconsulti operati proprio ai danni della sanità.  Una sciagurata politica multicolore che ha preteso di risparmiare sulla pelle degli italiani ed ora rischia non solo l’impossibilità di rispondere con prontezza a tutte le emergenze prevedibili  in casi come questo, ma rischia la disfatta  economica, strangolata dal senso di catastrofismo diffuso nel Paese e che ha già contaminato il pensiero dei nostri vicini. E già si è aperta la gara delle proiezioni drammatiche nell’immediato.

Indubbiamente la situazione è seria, va monitorata costantemente e affrontata con estrema serietà. Ma anche con tanto equilibrio. Altrimenti l’isteria collettiva che si è impadronita in questi giorni  dell’Italia  finirà per procurare più danni, ma tanti più danni, dello stesso coronavirus.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

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