Ci siamo. Dopo quasi quattro anni dalla legge sul biotestamento, sembra essere ormai pronto un testo base per la discussione alla Camera sulla proposta di legge sul fine vita. Nonostante il Paese fosse impegnato a lottare contro la morte di tante persone fragili, negli ambiti parlamentari si sono svolte audizioni – definite sarcasticamente informali - ed è stato costituito un comitato ristretto con il compito di cercare di assemblare in maniera organica le disposizioni contenute nelle sei diverse proposte di legge già in rampa di lancio.
Ricordiamo che con la legge 22 dicembre 2017, n.219 il Parlamento ha dettato norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (DAT). L’articolo 1, comma 1 stabilisce che “La presente legge, nel rispetto dei principi di cui agli art. 2, 13, 32 cost. e degli art. 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge”.
Un altro tassello sull’argomento è stato posto dalla Corte Costituzionale la quale, con la sentenza del 25 settembre 2019, ha stabilito la non punibilità, ai sensi dell’articolo 580 del codice penale (sull’istigazione e l’aiuto al suicidio), a determinate condizioni, di chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli“.
Al momento nessuno sembra preoccuparsi dei risvolti etici e morali della questione. Certamente ci sarà da far sentire anche la nostra voce, per far valere non solo il rispetto dei nostri valori ma anche e soprattutto il rispetto dei nostri diritti, primo fra tutti il diritto all’obiezione di coscienza.