La vaccinazione anti Coronavirus riduce il rischio di dover interrompere le terapie salvavita contro il linfoma, una delle neoplasie onco-ematologiche più diffuse in Italia.

In occasione della recente della Giornata Mondiale di sensibilizzazione contro la diffusa malattia ematologica, Stefan Hohaus, Dirigente responsabile dell’Unità Malattie Linfoproliferative Extramidollari del Gemelli ha spiegato come quest’ultimo anno sia stato segnato dall’impatto della pandemia di Covid-19 sulla diagnostica e cura di tutti pazienti con patologie ematologiche ed oncologiche, incluso i linfomi.

“Come confermato da numerose evidenze – ha specificato Hohaus - i pazienti con linfoma sperimentano spesso una malattia da COVID19 clinicamente più severa, vanno più frequentemente incontro a complicanze e presentano ridotti tassi di sopravvivenza, rendendo questa categoria di pazienti particolarmente vulnerabile. Anche se i soggetti superano la fase acuta dell’infezione virale, un’interruzione della terapia contro il linfoma può significativamente impattare sull’esito favorevole di una terapia salvavita”.

La vaccinazione contro il SARS-CoV2 ha determinato un netto miglioramento della situazione, anche se rimangono ancora alcune categorie di pazienti con linfoma a rischio di infezione grave da COVID19 nonostante la vaccinazione.

In uno studio in corso, condotto da esperti del Gemelli, è stato dimostrato che i pazienti vaccinati con vaccini a mRNA durante chemioterapia combinata con immunoterapia contro i linfociti B solo raramente sviluppano una risposta anticorpale (<5% dei casi), mentre la maggior parte dei pazienti vaccinati in corso di terapia citotossica, riescono ad ottenere un titolo anticorpale significativo nella maggior parte dei casi, sebbene con livelli di anticorpi inferiori rispetto ai soggetti sani di pari sesso ed età.

“Oltre a mantenere alta la soglia di attenzione – conclude l’esperto - continuando ad applicare rigorosamente e scrupolosamente le misure sociali di contenimento del virus (distanza sociale, uso della mascherina, igiene delle mani) è pertanto opportuno sollecitare l’esecuzione della vaccinazione anti COVID19 nel paziente prima di intraprendere una chemio-immunoterapia e questo è tanto più vero quanto più indolente è il carattere del linfoma.

Il controllo della pandemia grazie alla campagna di vaccinazione, permetterà di focalizzare nuovamente la piena attenzione ad un percorso terapeutico ottimizzato nel paziente affetto da linfoma, non dovendo più distogliere lo sguardo dai principali obiettivi di cura”.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

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