Accanto all’anziano senza orologio. E’ l’immagine proiettata dall’incontro del nuovo Patto per la non autosufficienza, svoltosi recentemente a Roma, che ha visto la partecipazione di esperti del settore.
Se ne è parlato a lungo durante l’Assemblea “Un nuovo patto per la non autosufficienza”. La principale questione posta all’attenzione dei partecipanti è stata quella delle continuità assistenziali. A porre l’accento sulla questione Gianluca Penza - responsabile servizio anziani della Comunità di Sant’Egidio – che ha introdotto il concetto di continuum assistenziale, con l’obbiettivo di mettere un punto ad un sistema di svincolato dalle prestazioni ad ore e cercare di puntare invece sulla personalizzazione degli interventi e sulla flessibilità a seconda dei bisogni dell’anziano se si vuole creare un efficace sistema d’assistenza domiciliare.
Interessanti gli interventi che si sono susseguiti. Don Massimo Angelelli – Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della CEI- ha messo in evidenza come non ci siano, a tutt’oggi, grandissime novità se non il criterio di urgenza della questione sollevata dalla pandemia. Un’emergenza che ha messo a nudo una serie di criticità aggravate dall’incertezza che il nuovo Governo possa porvi rimedio facendo proprio il suggerimento che proviene dal Patto. Ha poi sottolineato come la mancanza di infermieri e medici sia in realtà il punto critico della situazione e come molte strutture in Italia siano già state costrette a chiudere reparti per la mancanza di personale. Le Università non riescono a formare i ragazzi per mancanza di fondi e le professioni del medico e dell’infermiere, una volta considerate molto appetibili, sono diventate sempre meno attrattive.
Ha inoltre rivolto uno sguardo critico all’applicazione della maggior parte delle leggi nel nostro Paese, definendole “ottime ma inapplicabili”. Non ci resta che sperare, ha detto in sostanza il religioso, che questo nostro sforzo sia preso in considerazione nella stesura di una legge possibile, quindi applicabile.
Don Massimo Angelelli ha poi difeso il ruolo delle RSA, “strutture imprescendibili in un contesto socio-sanitario in cui le famiglie sono sempre più in difficoltà per assistere i propri cari”.
Don Massimo Angelelli ha concluso il suo intervento soffermandosi sul tema della solitudine, “non sempre calcolata”. Infatti “per un anziano non autosufficiente la sofferenza è generata dalla solitudine e non solo dal dolore fisico”.