Mentre in un angolo della Roma che conta - al Senato per intenderci – c’è chi rilancia lo spettro di una sanità condannata al crollo, e sbandiera immagini di gente malata e condannata da liste d’attesa, improponibili per capire come curarsi, e magari come salvarsi, in un altro angolo, sempre di Roma capitale - dove sono radunati a congresso gruppi sindacali - il Ministro della Salute denuncia il comportamento di alcune Regioni che non hanno sfruttato il finanziamento messo a disposizione dal Governo per l’abbattimento delle liste d’attesa. E il 30% dei soldi messi a disposizione restano nel cassetto… forse.
E mentre, sempre da quell’angolo che conta, si fa eco al lamento di chi non riesce a trovare un medico o un pediatra di famiglia nei dintorni della propria residenza e denuncia le diseguaglianze regionali anche in questo settore, dall’altro angolo ci si accorge solo ora di aver trascurato, sin troppo, la questione della cosiddetta “mancanza del tempo medico” e il Ministro Schillaci non si sa spiegare, e ne chiede conto, come mai medici ambulatoriali interni convenzionati, dedichino meno di 25 ore settimanali al servizio. Questo, replicano i medici riuniti nel SUMAI, non è niente a fronte di quello che accadrà nel 2025 quando 38.667 medici andranno in pensione, senza contare quelli che sceglieranno di andare all’estero e di optare per il pre-pensionamento. E, ciliegina sulla torta amara, il lamento della mancata assegnazione 1/3 dei posti a corsi di specializzazione, nonostante l’esubero di richieste e di posti da assegnare.
Di fronte a questa situazione come non dare credito a Nino Cartabellotta, Presidente del GIMBE, quando, presentando il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale, esordisce dicendo “I principi fondanti del Ssn, universalità, uguaglianza, equità sono stati traditi?”. E come si fa, leggendo i risultati del 6° Rapporto, non concordare con lui nell’individuazione delle parole chiave che rappresentano oggi un Ssn giunto ormai al capolinea: interminabili liste d’attesa, affollamento dei Pronto Soccorso, impossibilità di trovare un medico di famiglia a portata di mano, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria, aumento della spesa di tasca propria da parte dei cittadini, impoverimento delle famiglie con la conseguenza di dover rinunciare alle cure se a pagamento privato.
Per conoscere maggiori dettagli del 6°Rapporto GIMBE al link: