Il sistema sanitario veneto è un'eccellenza, ma la qualità costa e i nostri ticket sono tra i più onerosi della Penisola e per evitare le lunghissime liste d'attesa, i cittadini finiscono per scegliere il settore privato, che ormai rappresenta quindi una parte fondamentale dell'impianto ospedaliero e ambulatoriale regionale e nazionale. È proprio partendo da quest'ultima considerazione, e dalla conseguente necessità di rimodulare l'offerta sanitaria, riconoscendo e mettendo a sistema il ruolo delle strutture private accreditate, che si sono sviluppati i lavori del convegno nazionale sul "valore sociale della sanità privata", svoltosi nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, a Venezia. Vi hanno partecipato tra gli altri Vito De Filippo, sottosegretario del ministero della Salute; Luca Coletto e Domenico Mantoan, rispettivamente assessore alla Sanità e direttore generale dell'area Sanità e Sociale della Regione Veneto; Gabriele Pelissero e Vittorio Morello, presidenti nazionale e veneto di Aiop Veneto, e di Mario Piccinini, presidente di Aris Triveneto. Il privato, in Veneto, conta 26 strutture ospedaliere accreditate con il Ssr, rappresenta il 16 per cento dei posti letto e il 18 per cento dei ricoveri non ambulatoriali, oltre a segnare per il 44 per cento la capacità attrattiva regionale, eppure costa solo l'11 per cento della spesa sanitaria veneta, assorbendo a malapena il 6 per cento delle risorse, permettendo un risparmio medi o sull'erogazione dei ricoveri stimato intorno al 38 per cento. Nell'attuale carenza di fondi, con il taglio della programmazione finanziaria che ha visto modificare il rapporto di incidenza tra spesa sanitaria e prodotto interno lordo, passato dal 6,8 al 6,5 per cento (in termini assoluti si parla di una spesa procapite annuale pari a 2.563 euro, la terzultima tra i tredici Paesi originari della comunità europea, migliore solo di Grecia e Portogallo), è evidente come il modello di efficienza privatistico diventi un esempio a cui guardare, se non un asset da integrare maggiormente nella programmazione pubblica».