Nuovo trend di risalita per l’infezione da HIV con 2,1 milioni di nuovi casi nel 2015. L’allarme è stato lanciato nel corso della Conferenza internazionale sull’Aids, svoltasi recentemente a Durban.

Dopo una stabilizzazione nella maggior parte dei Paesi durata almeno 5 anni, dal 2010 al 2015 si è registrato un aumento significativo in varie regioni del mondo. In particolare nell’Europa dell’est e nel centro Asia si è avuto un incremento annuo di infezioni pari al 57%. Il 9% di rialzo è stato denunciato nella regione caraibica, il 4% in Medio Oriente e in Nord Africa, e il 2% in America Latina.

A fare difetto è la prevenzione più che la terapia, dal momento che il trattamento antiretrovirale è ormai disponibile per un numero sempre maggiore di pazienti. Nel 2015, infatti, i soggetti che hanno potuto usufruirne sono stati circa 17 milioni, il doppio rispetto al 2010.

35 milioni di morti, 78 milioni di persone infette, sono questi i tristi dati che hanno accompagnato l’epidemia dal suo esordio, 35 anni fa, ad oggi.

Secondo il rapporto UNAIDS (Prevention gap report), presentato durante la convention nella città sudafricana, solo poco più della metà dei soggetti affetti ne è consapevole, circa il 57%. Il 46% usufruisce della terapia antiretrovirale, ma solo il 38% riesce a condurre una vita in salute, senza contagiare altri.

Gli esperti denunciano una diminuzione dei fondi disponibili per un calo delle donazioni: i contributi internazionali sono scesi da 9,7 miliardi di dollari nel 2013 a 8,1 miliardi nel 2015. Contro questo trend la posizione degli Stati Uniti, che provvederanno ad un investimento per le popolazioni a rischio pari a 100 milioni di dollari.

“Abbiamo lanciato l’allarme – ha dichiarato Michel Sidibè, direttore esecutivo di UNAIDS – perché di fronte ad un aumento di nuovi casi, l’epidemia rischia di andare fuori controllo. Il mondo deve saperlo e prendere provvedimenti immediati per eliminare questo gap di prevenzione”.

Ad oggi, infatti, dei fondi delle donazioni solo un dollaro su 5 viene investito in prevenzione.

“Investire in prevenzione – continua Sidibè – è l’unico modo per assicurarci di raggiungere il prossimo grande traguardo: una cura o un vaccino”.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

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