Si è conclusa la ricerca che Aris, in collaborazione con Agenas e Fondazione Zancan, ha condotto sul tema dei servizi di riabilitazione nell'ordinamento sanitario italiano.
In Italia, la presenza di persone con limitazioni funzionali ammonta a 3,2 milioni, di cui 2 milioni e 537 mila anziani. Il 7,1% donne, il 3,8% uomini.
Il maggior numero dei casi si registra al Sud e nelle Isole maggiori.
Il 55,5% presenta più limitazioni delle autonomie funzionali, con conseguenti difficoltà nello svolgere le attività quotidiane.
Il 2,5% della popolazione complessiva, dai 6 anni in su, non può lascare la propria abitazione. Dati che salgono al 22,7% tra i soggetti anziani (27% per le donne, contro 14,8% per gli uomini).
Questa la fotografia contenuta nel rapporto Istat del 2013.
Nel 2012, 2.111.524 cittadini hanno percepito la pensione di invalidità con indennità di accompagnamento. Di essi, 580.915 hanno un'età compresa fino a 64 anni; 1.530.609 superano i 65.
Cifre queste che evidenziano la rilevanza di carattere sociale che il tema della disabilità e della riabilitazione assume sempre di più nel nostro Paese, e che hanno motivato fortemente la ricerca di Aris, impegnata da oltre 50 anni in campo riabilitativo.
Otto gli IRCCS dell'Associazione che hanno aderito all'iniziativa (Centro San Giovani di Dio Fatebenefratelli di Brescia; Fondazione Ospedale San Camillo di Venezia; Fondazione Santa Lucia di Roma; Fondazione Stella Maris di Pisa; Istituto Auxologico Italiano di Milano; Istituto Eugenio Medea di Bosisio Parini-Lecco; Oasi Maria Santissima di Troina- Enna; Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma). A questi si sono aggiunti la Fondazione Istituto Antoniano di Ercolano, l'Istituto Serafico di Assisi e l'Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar-Verona.
Si è trattato di un progetto CCM, finanziato dal Ministero della Salute nel 2012 e diretto ad analizzare lo sviluppo dei servizi di riabilitazione nel nostro Paese, soprattutto in funzione della sostenibilità economica delle politiche centrali e regionali nel settore, con particolare riguardo ai profili di integrazione socio-sanitaria.
Uno studio sicuramente complesso ed ambizioso, finalizzato a colmare il deficit conoscitivo che, in questo particolare ambito, risulta rilevante sia sul versante della popolazione adulta che su quello dell'età evolutiva, i due campi sui quali si è articolata la ricerca.
Il rapporto finale ha indicato le numerose criticità (analizzate anche attraverso un confronto con i referenti per tale settore di diverse Regioni) che il sistema-riabilitazione mostra, in una fase che vede la domanda di prestazioni riabilitative crescere quantitativamente e, nel contempo, evolversi verso forme via via più sofisticate, rese possibili dall'importante concorso che la ricerca bio-medica più aggiornata offre oggi a chi fa seriamente riabilitazione.
La necessità di monitorare e razionalizzare
Durante il percorso si è evidenziato come nel campo della riabilitazione non sia ancora disponibile, su scala nazionale, una capacità di monitoraggio delle prestazioni erogate per tipologie di domanda e modalità di risposta al bisogno, per costi e per fattori produttivi.
Si tratta di una carenza con importanti conseguenze negative, dovuta, in buona misura, ad una difficoltà oggettiva.
La questione va vista ad oggi, ma soprattutto nella prospettiva dei prossimi decenni.
Nel 2013, la spesa pubblica complessiva per Long Term Care (Ltc) ammontava all' 1, 9% del Pil.
Circa due terzi di tali servizi risultano erogati a soggetti over 65, con costi ripartiti per il 46% alla componente sanitaria, e il 44% alla spesa per indennità di accompagnamento.
Studi recenti fanno ritenere che la spesa pubblica per Ltc sia destinata a crescere nei prossimi anni - soprattutto in relazione al tasso di invecchiamento della popolazione - secondo un andamento uniforme che la attesterebbe, nel 2060, al 3,3 del Pil, contro l'1,9 attuale.
Evidentemente la sostenibilità di un tale incremento non è certo a portata di mano, e richiede anzitutto una gestione strategica delle diverse tipologie di risposta alla domanda di riabilitazione e di cure a lungo termine.
Si tratta, cioè, di "razionalizzare" per non "razionare" la spesa; questo non solo in prospettiva, ma è un processo che va iniziato sin d'ora.
"Razionalizzare" significa, principalmente, "ottimizzare" la spesa e, dunque, orientare la domanda verso le pratiche più appropriate, sapendone valutare anche il rapporto "costi/benefici".
Va poi attentamente considerato - e qui incontriamo una delle oggettive "criticità" del sistema che, peraltro, non concerne solo la riabilitazione - il differenziale che corre tra una Regione e l'altra.
Ciò richiede una conoscenza approfondita, sistematica, costante nel tempo del bisogno riabilitativo, rendendo necessario lo studio e la definizione di una metodologia puntuale che consenta una misurazione quanto più possibile oggettiva del fenomeno.
Per questo la ricerca condotta ha delineato un quadro ragionato e complessivo di dati nella prospettiva di un "osservatorio permanente" che sia a disposizione delle istituzioni e di tutti i centri di responsabilità interessati alla riabilitazione.
Fragilità richiede condivisione e solidarietà
La riabilitazione ha, tra le altre branche della medicina, un carattere particolare che merita di essere rilevato.
Si tratta di un fattore che, in questa ricerca, è stato costantemente presente, anche quando non espressamente dichiarato, eppure ha sorretto, come motivazione di fondo, l'intero impianto del lavoro svolto.
Nell'attuale momento socio-culturale ed economico-produttivo, in un contesto civile ispirato dal successo a tutti i costi, in una logica di competitività cruda, talvolta perfino esasperata, scandita secondo l'immediatezza del "tempo reale", il fatto di poter affermare l'importanza della riabilitazione - così da giustificarne gli oneri - richiede a monte una presa di posizione di carattere antropologico, cioè la consapevolezza e la volontà di assumere il "valore umano" della persona come criterio incondizionato di un preciso indirizzo di politica sanitaria e sociale.
Infatti, dire "riabilitazione" vuol dire "disabilita'", cioè una condizione che mal si adatta ai ritmi rutilanti della tarda modernità; significa "curare" anche laddove non c'è speranza di guarigione e, nel contempo, "prendersi cura".
Ne consegue che assecondare la logica unilaterale del necessario e sollecito ritorno di ogni investimento, induce a perdere per strada quel sentimento di condivisione, di solidarietà, di eguaglianza e di giustizia che rende vivibile il contesto civile.
Giunti al traguardo
- Ufficio Comunicazione