Con buona pace della Commissione per i Diritti Umani dell'ONU – che nei giorni scorsi ha accusato l'Italia di impedire l'applicazione della 194 stante l'alto numero degli obiettori di coscienza e dunque di favorire l'incrementarsi degli aborti clandestini - dalla Relazione annuale al Parlamento sul monitoraggio condotto dal Ministero della Giustizia sulla Legge 194 - risulta un “trend in discesa per le violazioni della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza”. Sono infatti 144 i procedimenti penali iscritti nel 2016 presso le procure (in calo dell’8,2% rispetto ai157 del 2015) e 239 le persone indagate (in media 1,7 per procedimento), con una marcata incidenza degli stranieri (28,6%). E con 692 casi, quasi la metà dell'anno 2007, è in continua diminuzione anche il numero di richieste al Giudice Tutelare di autorizzazione all'aborto da parte di donne minorenni, nei casi in cui sia mancato l'assenso delle persone che esercitano su di esse potestà o tutela (giurisdizione volontaria).
Sotto il profilo delle violazioni penali, i numeri sono giudicati dal ministero «contenuti»: «I dati relativi agli anni 1995 - 2016 - si legge nella Relazione - mostrano che il fenomeno, a livello di giurisdizione penale, ossia di repressione delle violazioni delle disposizioni penali previste dalla Legge, è di ridotte proporzioni». In linea generale e a parte casi molto particolari, il ministero sottolinea che «non emerge dai dati raccolti che vi sia una qualche tendenza ad eseguire aborti clandestini in modo organizzato presso strutture pubbliche o private». A confermare questa valutazione ci sarebbe il ristretto numero medio di persone iscritte per procedimento ex art. 19 (aborto clandestino) e propensione all'associazione. Anche restringendo l'analisi ai soli procedimenti con un numero di persone iscritte maggiore o uguale a 3 i dati mostrano infatti che «non sembra esistere un'abituale tendenza ad eseguire aborti clandestini in modo organizzato nel corso del tempo». Sic!