Una fatica cronica persistente per almeno sei mesi che non é alleviata dal riposo, che si esacerba con piccoli sforzi, e che provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali ed inoltre devono essere presenti quattro o più dei seguenti sintomi, anche questi presenti per almeno sei mesi: disturbi della memoria e della concentrazione così severi da ridurre sostanzialmente i livelli precedenti delle attività occupazionali e personali; faringite; dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari; dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazione o rigonfiamento delle stesse; cefalea di un tipo diverso da quella eventualmente presente in passato; un sonno non ristoratore; debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore: tutto questo è la Sindrome da Fatica Cronica (CFS).  La patologia si va sempre più diffondendo nel nosrto paese ma, a livello normativo e a livello ufficiale, rimane ancora frequentemente un oggetto sconosciuto e i pazienti hanno ovviamente grandi difficoltà non solo nel fare riconoscere la propria patologia ma nel farsi curare o accettare dai medici che vedono.  Ovviamente devono essere escluse tutte le condizioni mediche che possono giustificare i sintomi del paziente, per esempio ipotiroidismo, epatite B o C cronica, tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche ed obesità. Anche la causa della CFS rimane sconosciuta ma potrebbe essere una risposta esagerata del sistema immunitario a virus, batteri o funghi, come fa pensare il fatto che la malattia spesso insorge dopo un’infezione. Per quanto riguarda la terapia il dr. Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto nazionale tumori di Aviano, sta tentando l’ossigeno-ozono terapia sia nella fatigue correlata al cancro che nella sindrome da fatica cronica. L’ozono infatti è un gas instabile che, miscelato all’ossigeno, ha una potenziale attività benefica come trattamento coadiuvante di ampio spettro, e in alcune situazioni come in queste patologie l’effetto farmacologico è mirato e altamente energetico. L’ozono ha inoltre un’azione antalgica, un’azione antinfettiva, un’azione immunostimolante, un’azione con aumento della resistenza allo sforzo che favorisce l’utilizzo dell’ossigeno corporeo. L’ozono ha quindi una efficacia dimostrata nella fatigue correlata al cancro, nella sindrome da fatica cronica e nella fibromialgia. Infine, sembra migliorare l’ossigenazione nella maggioranza dei tessuti tumorali con ipossia e potrebbe considerarsi quindi un buon adiuvante alla chemioterapia e alla radioterapia dei tumori. “Negli ultimi tempi – ha detto il medico - abbiamo impiegato in 140 casi di CFS e fibromialgia l’ossigeno-ozonoterapia, ottenendo una riduzione significativa della sintomatologia di affaticamento nell’80% dei pazienti”. E siccome purtroppo per ora non vi è alcun farmaco in grado di guarire definitivamente la malattia, anche se spesso i pazienti possono trarre dei benefici da interventi farmacologici (antivirali, corticosteroidei, immunomodulatori, integratori, ecc.) e da modifiche dello stile di vita, portando anche qualcuno alla guarigione e un discreto altro numero a miglioramenti significativi della sintomatologia. L’ossigeno-ozonoterapia sembra essere il trattamento più efficace che abbiamo nell’ambito della terapia della CFS.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

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