E’ il vero scandalo della sanità in Italia (anche in tante altre nazioni per la verità ) ma pochi ne parlano: chi ha i soldi si cura e vive più a lungo; chi non ha soldi non si può curare e vive di meno. Poco trionfalismo dunque nel pubblicare gli ultimi dati dell’Istat sullo stato di salute generale degli italiani, che continua a migliorare e la longevità crescere. Il fatto scandaloso è che dentro questi numeri ci sono quelli ben più drammatici delle diseguaglianze nell'accesso ai servizi sanitari pubblici; numeri che dimostrano come le classi più povere abbiano meno servizi e siano meno in salute, anche parecchio meno. Numeri che, ancora, dimostrano che il Mezzogiorno si conferma l’inferno della salute per i più poveri e per i nuovi poveri d'Italia. Certamente il crollo dei livelli di reddito degli italiani, ha influito pesantemente sull'accesso ai servizi sanitari. Sta di fatto che ricerche e statistiche continuano a denunciare che sono sempre più numerosi gli italiani costretti a rinunciare alle cure. Soprattutto se hanno bisogno di una visita specialistica: quelli che vi hanno rinunciato negli ultimi 12 mesi sono stati, secondo una rilevazione del 2015, il 6,5% della popolazione, contro il 4% del 2008. Ma nel Mezzogiorno sono il 10,1% (contro il 6,6% del 2008). Rinunce alle cure per ragioni economiche tra i più poveri hanno toccato il picco del 14,2% (contro l'8,7% del 2008) nel primo quintile di reddito, mentre per i più ricchi (quinto quintile) è stato dell'1,1% (contro lo 0,9%): dieci volte meno dei più poveri. La classe dirigente al top tra chi si dichiara in buone condizioni di salute (il 75,6%); le tengono testa i giovani blue-collar (71,7%).
A pagare pegno, anche in questo caso, sono i più svantaggiati, a partire da chi vive in famiglie di donne anziane sole e giovani disoccupati, in genere oltre il 7% in meno. In tutto questo, logica conseguenza, nelle Regioni del Nord c'è la massima concentrazione di italiani in buona salute (dichiarata): il 71%, contro il 68,2% del centro Italia e il 65,7% del Sud. La classe dirigente naturalmente come salute è al primo posto in tutte le aree geografiche, così come all'ultimo posto sono sempre le donne anziane sole e i giovani disoccupati. Per qualcuno saranno solo numeri ma per chi ha una coscienza costituiscono un invito riflettere seriamente e molto sullo stato di umanità e di civiltà della nostra società.