Scelte organizzative che, per far fronte alla necessità di smaltire una notevole mole di lavoro ed assicurare la regolarità del servizio per gli utenti, hanno imposto condizioni di superlavoro eccedenti i limiti contrattuali e legali non sono solo causa di stress per i dipendenti, ma compromettono anche le loro capacità mentali ed organiche.

Ad affermarlo è un recente studio compiuto in Francia e condotto dall'università di Tolosa che ha comparato le attività celebrali di soggetti che lavoravano cambiando i turni e lavoratori che, al contrario, seguivano un regolare orario di ufficio. I risultati hanno evidenziato come i primi avessero una memoria significativamente peggiore rispetto agli altri. Per arrivare ai risultati, i ricercatori francesi hanno analizzato un campione di 1.200 partecipanti per un periodo di 15 anni. Ogni 5 anni (nel 1996, nel 2001 e nel 2006) valutavano le capacità cognitive dei lavoratori che turnavano tra mattina, pomeriggio e notte.

Il perché il lavoro a turni abbia questo impatto sul cervello è ancora sotto studio, tuttavia gli scienziati hanno ipotizzato che la cosa possa essere legata ad uno sconvolgimento del proprio orologio interno.Il corpo, continuamente costretto ad adattarsi a nuovi ritmi e abitudini, non riesce a trovare un suo equilibrio e una sua stabilità. Si generano di conseguenza disturbi del sonno che portano le persone ad essere sempre più stressate e non in grado di recuperare l’energia utile ad affrontare la giornata. 

Se poi il turno di lavoro è di notte a impoverire ulteriormente la capacità mentale interviene la ridotta esposizione ai raggi solari e dunque la conseguente carenza di vitamina D prodotta dal nostro corpo.Un rischio che in realtà non riguarda solo i dipendenti “notturni”, ma anche tutti coloro i quali non hanno la fortuna di lavorare all’aria aperta e sono costretti in un ambulatorio sanitario di diagnostica o in ufficio per tutta la giornata.
I raggi solari che filtrano a stento dalle finestre non sono infatti sufficienti a produrre il fabbisogno quotidiano di vitamina D. Il deficit cognitivo potrebbe avere importanti conseguenze di sicurezza non solo per le persone interessate, ma anche per la società nel suo complesso, visto il numero crescente di posti di lavoro in situazioni ad alto rischio.

Importante dunque è non sottovalutare i pericoli di questa carenza cognitiva: un soggetto stressato potrebbe diventare una minaccia, perché non in grado di lavorare con lucidità ed efficienza. Il Niosh definisce lo stress in ambito lavorativo come un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigente del lavoratore. 

Le conseguenze di tale situazione a medio e lungo termine comportano oltre alla compromissione della qualità di relazioni coniugali, della cura dei figli e delle relazioni amicali, l’insorgenza di patologie fisiche, al primo posto quella cardiovascolare.

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