Descrivere e quantificare le attività di lavoro dei medici e delle infermiere, valutando i tassi di interruzione e multitasking per migliorare l'organizzazione del lavoro e i processi. Questo l’obiettivo di una ricerca condotta in sei ospedali toscani. I dati sono stati raccolti con lo strumento di analisi delle attività denominato WOMBAT (Work Observation Method by Activity Timing), messo a punto e validato dalla professoressa Johanna Westbrook e colleghi della Macquire Univeristy di Sidney.
I risultati mostrano che i medici e gli infermieri hanno ricevuto circa 13 interruzioni all'ora, o una interruzione ogni 4 minuti e mezzo. Rispetto ai medici, le infermiere erano più inclini alle interruzioni nella maggior parte delle attività, mentre i medici eseguivano multitasking (33,47% del loro tempo), più degli infermieri (15,23%). Nel complesso, il tempo dedicato alla cura dei pazienti è relativamente limitato per entrambe le professioni, 37,21% per i medici, 27,22% per gli infermieri, rispetto al tempo trascorso per la registrazione dei dati ed alla comunicazione professionale, che rappresenta due terzi del tempo dei medici e quasi la metà del tempo delle infermiere.
Questi risultati confermano gli studi precedenti in altri paesi e ambienti, dimostrando questo elevato carico cognitivo e aggiunge una qualificazione più dettagliata delle dinamiche delle interruzioni. Tuttavia, i risultati suggeriscono che la nostra forza lavoro sperimenta sia le interruzioni che i tassi multi-tasking superiori a quelli riportati in altre strutture ospedaliere straniere.
E’ stato poi osservato che un'alta percentuale di tempo di medici e infermieri è stata spesa in attività di documentazione. Per i medici questo comportava il 25% del tempo e il 18% per gli infermieri. Simili studi osservazionali di medici e infermieri con sede in ospedali australiani hanno trovato che il tempo per la documentazione costituiva rispettivamente il 9% e il 7% per le due categorie professionali.
Lo studio dimostra anche che i medici hanno trascorso una percentuale maggiore di tempo per l'assistenza diretta (37%) rispetto ai loro colleghi australiani, che hanno trascorso circa un quinto del tempo totale per l'assistenza diretta.
Gli infermieri analizzati hanno dedicato circa un quarto del loro tempo nella cura diretta (che comprendeva la somministrazione di farmaci), una percentuale significativamente inferiore a quello trovato negli ospedali australiani, dove gli infermieri spendono il 25% nella cura diretta e un ulteriore 21 % nella preparazione e somministrazione di farmaci ai pazienti. D'altra parte, gli infermieri italiani spendono il 24% del loro tempo nella documentazione e nei compiti burocratici (problemi amministrativi e tecnici), mentre i loro colleghi australiani sono solo l'11% (incluse documentazione e attività di reparto).
Questi risultati suggeriscono che la qualità dei sistemi di informazione e la quantità delle informazioni da registrare dovrebbero essere considerati per la ricerca e, infine, per l’organizzazione dei processi assistenziali, per dare più tempo ai medici e agli infermieri per passare con i pazienti, in quanto le indagini di soddisfazione del paziente indicano che i pazienti chiedono più tempo dedicato per comunicare con gli operatori sanitari.