Nel breve discorso che Papa Francesco ha rivolto recentemente ai partecipanti a un incontro promosso dalla “Pontificia Accademia delle Scienze Sociali”, in Vaticano, si possono cogliere alcune perle che per chi, come noi, opera attivamente nel mondo sanitario, si traducono in veri e propri spunti di riflessione. Per questo le riproponiamo
*”…l’ aumento endemico e sistematico delle disuguaglianze e dello sfruttamento del pianeta…..non sono una fatalità e neppure una costante storica.” Anche il welfare – e, quindi, i sistemi sanitari che ne sono gran parte – come altri importanti ambiti del nostro mondo sociale e produttivo, determina “….conseguenze diverse sul modo in cui reddito e ricchezza si ripartiscono….”, non in maniera ineluttabile, bensì “a seconda di come questi settori vengono progettati….”. Anche qui, dunque, siamo noi responsabili e non una sorta di anonima, insondabile e coercitiva legge di mercato;
*Dobbiamo “civilizzare il mercato” e quindi raccogliere “…la sfida....di adoperarsi con coraggio per andare oltre il modello di ordine sociale oggi esistente, trasformandolo dall’interno”;
*”…la sfida è come raccordare i diritti individuali con il bene comune”, assumendo il “principio di sussidiarietà che, abbinato a quello di solidarietà, costituisce un pilastro portante della dottrina sociale della Chiesa” ed esigendo che lo Stato consenta “…ai corpi intermedi della società civile di esprimere, in libertà, tutto il loro potenziale”;
*infine, la società civile cui appartengono anche le nostre “opere” sanitarie: il suo “….ruolo specifico è paragonabile a quello che Charles Péguy ha attribuito alla virtù della speranza: come una sorella minore sta in mezzo alle altre due virtù – fede e carità – tenendole per mano e tirandole in avanti. Così – sostiene Papa Francesco – mi sembra sia la posizione della società civile: “tirare” in avanti lo Stato e il mercato affinchè ripensino la loro ragion d’essere e il loro modo di operare”.