A spendere di più di tasca propria per le spese mediche sono i cittadini della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna, le Regioni nelle quali i servizi sanitari risultano essere i più efficienti. Un dato singolare questo, rilevato da una ricerca svolta dall’Osservatorio sui Consumi Privati in Sanità (OCPS) della School of management della SDA Bocconi, in collaborazione con il Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo. Lo studio, che sarà presentato il prossimo 13 novembre a Milano ha messo a confronto i dati di spesa pro capite degli assistiti del Fondo (200 mila iscritti, 188 milioni di euro di prestazioni sanitarie annue intermediate). Si è visto che la spesa sanitaria out of pocket nel 2016 ha raggiunto quota 39,453 miliardi di euro. Di questi, 21,3 miliardi se ne vanno in servizi (tra cui spicca la spesa per le cure odontoiatriche, circa 9 miliardi, e per le prestazioni ambulatoriali, circa 7 miliardi), mentre i restanti 8,1 miliardi sono spesi in beni (la parte più rilevante è data dai farmaci in senso stretto, per 8,4 miliardi). Ben 5,2 miliardi se ne vanno in prodotti omeopatici, erboristici, integratori e simili, con un ulteriore quota di 3,4 miliardi spese per attrezzature e apparecchi terapeutici (occhiali e lenti a contatto correttivi, protesi uditive, riparazione e noleggio attrezzature).
In pratica, l’86% dei 39,4 miliardi che gli italiani spendono di tasca propria è riconducibile a servizi ambulatoriali e beni. All’assistenza ospedaliera in regime ordinario e day hospital per cura e riabilitazione e assistenza a lungo termine (RSA, ecc.) spetta, invece, il 13,1% della spesa totale out of pocket.
Dalla ricerca dell’Osservatorio emergono soprattutto le differenze territoriali dei consumi. La spesa pro-capite per assistito dal Fondo, ad esempio, ammonta in media a 742 euro al Nord, si riduce a 732 euro per il Centro, e scende ulteriormente a 516 euro per il Sud e a 482 euro per le Isole.
In particolare, a spendere di più sono i cittadini della Valle d’Aosta (media pro capite 859 euro), della Lombardia (752), del Trentino A.A. (736), del Veneto (674) e dell’Emilia Romagna (652). Quindi, secondo questa ricerca, si spenderebbe di più in quelle Regioni tipicamente prese a modello per la capacità di offrire una sanità efficiente e di qualità. E la conferma sembrerebbe arrivare dal fatto che in coda si trovano, infatti, Campania (303), Calabria (363), Sardegna (368) e Sicilia (404), cioè quelle realtà che, quando si parla di sanità, sono spesso in fondo alle classifiche.
In una intervista esclusiva a Quotidiano Sanità, Valeria Rappini, coordinatrice dell’Osservatorio sui Consumi Privati in Sanità (OCPS) della School of management della SDA Bocconi, ha spiegato come i fattori che influenzano maggiormente il ricorso alla spesa sanitaria out of pocket siano da ricercare nei differenziali di reddito individuale, che consentono ai cittadini delle regioni più ricche di spendere con più facilità, e nella maggiore offerta di servizi in alcune Regioni, che farebbe da traino alla domanda. A confermarlo sarebbero anche i differenziali di spesa tra capoluoghi di Regione e il restante territorio. A Napoli, ad esempio, il dato di spesa pro capite è pari a 653 euro, mentre per il resto della Campania è pari a 471 euro. A Roma il dato di spesa pro capite ammonta 1.108 euro (il più elevato a livello nazionale), mentre nel restante territorio regionale è pari a 712 euro. Lo studio evidenzia anche un altro aspetto: la presenza in alcune Regioni di una forte cultura della salute. Una sorta di diffuso senso del dovere nei confronti della propria salute, sollecitato proprio dalle istituzioni locali. Le Regioni con i migliori servizi sanitari insegnerebbero quindi ai loro cittadini l'importanza di stare in salute, e, per mantenere questo stato di benessere, le persone sono disposte ad investire nel campo della salute anche a proprie spese.