Il parere espresso è formalmente «favorevole», ma di fatto la linea seguita per la Sanità nella legge di Bilancio è bocciata. La commissione Igiene e Sanità non fa sconti, e mette in fila le osservazioni che alla manovra sono già arrivate - con poche variazioni – dalle Regioni , dagli esperti e dalle associazioni di cittadini . Se davvero l’obiettivo è sostenere il Servizio sanitario nazionale e garantire l’erogazione dei vecchi e nuovi Livelli essenziali di assistenza, spiegano di fatto i senatori nel parere steso da Amedeo Bianco , i conti non tornano. Sei punti critici rilevati, a partire da una spesa sanitaria pubblica per il 2018 che dovrebbe prevedere incrementi «commisurati all’incidenza dei bilanci regionali di almeno tre ordini di spesa ineludibili e inderogabili»: la riduzione di 604 mln di euro a carico delle Regioni a statuto ordinario, che per il prossimo anni riduce il finanziamento del Ssn a 113,396 miliardi; il peso del rinnovo di contratti e convenzioni, che a regime varrebbero 1,3 miliardi di euro, solo per 500-600 milioni accantonati nei bilanci regionali e che quindi comporterebbero un fabbisogno ulteriore di 500-600 milioni; la «controversa questione del payback farmaceutico», che per il triennio 2013-2015 porterebbe a incassare circa 600 milioni in meno di quanto inizialmente preventivato, mentre al momento non è definitoil payback 2016. Alla prima nota dolente del definanziameno della spesa pubblica, seguono poi altri cinque “warning”: l’indicazione di rimuovere il blocco sul personale che tutt’ora vincola le assunzioni alla spesa per il personale relativa al 2004 diminuita dell’1,4%; la richiesta di disegnare già in manovra - così come si fa per i 1.500 nuovi ricercatori dell’università - un piano di assunzioni e di carriera per i precari della ricerca sanitaria pubblica; lo stimolo a definire una governance complessiva della farmaceutica, dal momento che - scrivono i senatori della XII - «i ritardi e gli errori relativi al payback farmaceutico confermano che esso non può considerarsi lo strumento unico della governance; la progressiva abolizione del superticket su tutto il territorio nazionale, sulla base del criterio del reddito, da prevedere con un emendamento nel Ddl. Infine, ultima non certo per importanza, la «preoccupazione» per i tagli da 300 milioni ai bilanci regionali - di cui all’articolo 68 comma 2 lettera c) del Ddl - che potrebbero impattare su politiche sociali e non autosufficienza, con riflessi in ultima analisi anche sulla spesa sanitaria.  Da parte delle regioni il giudizio è secco: non condividono che il livello di finanziamento del servizio Sanitario Nazionale sia mantenuto al di sotto del 6,5 % del Pil e che non sia prevista la copertura delle risorse per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici e convenzionati del Servizio Sanitario Nazionale. Il mancato finanziamento del contratto mette a rischio la sostenibilità del livello di servizi previsti dai nuovi Lea.  I conti sono chiari e i governatori li hanno formalizzati nel documento di prime valutazioni sulla manovra 2018 presentato in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato del 7 novembre e nelle slide che illustrano tagli e fabbisogni: “Si stimano risorse necessarie per circa 1,400 miliardi di cassa per il rinnovo dei contratti che a regime implicano un costo a decorrere di circa 700 milioni che dovrebbero incrementare il Fsn per allinearlo all’incremento delle risorse che il Bilancio dello Stato effettua per se stesso. Il fabbisogno sanitario previsto in 113,4 miliardi circa per il 2018 è stato così rideterminato a seguito della riduzione di 604 milioni dal decreto Mef 5 giugno 2017. Il Fondo non risulta capiente né per i rinnovi contrattuali né per i nuovi Lea in assenza di ulteriori stanziamenti. L’applicazione dei nuovi Lea a pieno regime nel 2018, infatti, comporterà nuova spesa”. E altrettanto secca è la richiesta di base: la priorità è un incremento delle risorse per il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Ma sulla legge di bilancio le Regioni hanno elaborato anche una serie di emendamenti che formalizzeranno, dopo averli selezionati con i presidenti, in Conferenza Unificata.

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