La fine del commissariamento della sanità laziale dovrebbe arrivare sui tavoli del Consiglio dei ministri venerdì prossimo, dopo l’ultima riunione del tavolo tecnico in programma per mercoledì. Gli ultimi numeri dovrebbero certificare l’azzeramento sostanziale del disavanzo, e restituire alla regione le chiavi della sanità, con il superamento del blocco del turn over e la ripresa della gestione autonoma. Ancora da decidere, però, è la sorte delle super-aliquote, cioè le addizionali sull’Irap e sull’Irpef che hanno aiutato parecchio nella strada per l’uscita dal tunnel: il disavanzo ripianato è una svolta sostanziale, ma la macchina rimane debole e rischia di inciampare senza il sostegno fiscale aggiuntivo.

Bisogna distinguere, poi, fra Irap e Irpef: la prima è interamente collegata alla sanità, e in prospettiva potrebbe quindi essere ripensata per alleggerire un po’ il carico fiscale record che pesa sulle imprese della regione, mentre il tassello aggiuntivo dell’addizionale sui redditi è collegata anche al ripiano in 30 anni dell’anticipazione statale da 10 miliardi ricevuta dal Lazio nel 2013 per pagare i vecchi debiti commerciali. Soprattutto per quest’ultima, quindi, l’addio alla super-aliquota sembra lontano. Le decisioni sono materia delle prossime ore, mentre per metà dicembre dovrebbe arrivare (finalmente) anche il bollino della Corte dei conti sull’ultimo rendiconto. Ma la via verso la salute finanziaria è ancora lunga, e deve superare un grosso ostacolo. Che si chiama debito. Il passivo della sanità, spiega la Corte dei conti, viaggia a 25 miliardi, e con i suoi 10 miliardi il Lazio resta protagonista. Come accaduto al debito pubblico nazionale, anche per il passivo sanitario (nazionale e del Lazio) la montagna non cresce più. Ma ora va gestita.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

Scarica il questionario