D’ora in poi in America quattro delle maggiori produttrici di sigarette - Philip Morris USA, RJ Reynolds Tobacco, Lorillard e Altria – saranno costrette a dichiarare pubblicamente, a mezzo stampa e televisione, che i loro prodotti, cioè i prodotti del tabacco, uccidono. Ad obbligarli è stata la sentenza di un tribunale statunitense chiamato a giudicare sul ricorso dell’’Oms vince contro le industrie del tabacco, alle quali era stato chiesto proprio di rendere pubbliche le dichiarazioni correttive elaborate dall'Oms sugli effetti sulla salute dell'uso del tabacco, sul fumo passivo, sulla falsa vendita e sulla pubblicità di catrame basso e sigarette leggere meno dannose delle sigarette normali, e sul progetto di sigarette per migliorare la distribuzione della nicotina.
"La comunità di controllo del tabacco ha ribadito per decenni che il tabacco uccide, crea dipendenza e che i suoi produttori lo sanno, approfittando della sofferenza di milioni di loro clienti", ha detto Douglas Bettcher, direttore del dipartimento Prevenzione dell'Oms sulle malattie non trasmissibili. "Ed essendo stato ordinato dai tribunali di rilasciare queste dichiarazioni correttive nei giornali americani e nelle stazioni televisive, l'industria stessa è stata costretta a riconoscere una volta per tutte che i suoi prodotti del tabacco uccidono".
E in Italia il nostro Parlamento si rifiuta di accogliere appelli per l’inasprimento della tassazione sulle sigarette non solo allo scopo di scoraggiarne ancor di più l’acquisto ma anche per far si che i fumatori irriducibili almeno contribuiscano al finanziamento delle cure per chi si ammala, anche a causa del loro vizio.