Un grande studio di coorte prospettico francese, il NutriNet-Santé, è andato a valutare l’associazione tra il consumo di cibi ultra-processati e rischio di cancro. La coorte in esame comprendeva 104.980 partecipanti maggiorenni (età media 42,8 anni) per i quali sono state raccolte le abitudini dietetiche utilizzando diverse registrazioni dell’apporto alimentare delle 24 ore, strutturate in modo da raccogliere i cibi consumati dal paziente tra 3.300 alimenti diversi. Questi sono stati in seguito categorizzati in base al grado di processamento, ricorrendo alla classificazione NOVA. I ricercatori sono andati successivamente a valutare la presenza di associazioni tra consumo di cibi processati e ultra-processati con vari tipi di tumore (mammella, prostata, colon retto e numero di tumori complessivo).
Da questa enorme mole di dati emerge che il consumo dei cibi processati e ultra-processati si associa con aumento del rischio globale di cancro pari al 10%, mentre il rischio di cancro della mammella appare maggiorato dell’11%. I risultati dello studio sono pubblicati su British Medical Journal.
Questo è quanto per ora si può dire di uno studio con questo disegno; per valutare la presenza di un nesso causa-effetto sarà necessario imbastire nuovi studi in grado di rispondere a questa specifica domanda. Ma l’allarme è stato lanciato e il consiglio degli autori per ora è quello di evitare di nutrirsi costantemente con junk food, merendine, carni processate e soda drinks.
Qualora i risultati di questo studio venissero confermati anche in altri contesti e su altre popolazioni, questo implicherebbe che il consumo di cibi processati, in crescita costante, potrebbe avere come spiacevole ricaduta anche quello di un aumento di casi tumore nelle prossimi decadi.