Un futuro prossimo senza caffè, riso, vino e cioccolato? Potrebbe sembrare una trama da film horror, invece - anche se con toni decisamente più smorzati - è quando ipotizza l'ultimo studio del World Economic Forum riguardo al rapporto tra agricoltura e cambiamenti climatici. L'innalzamento globale delle temperature, infatti, sta minacciando su scala globale l'habitat di numerose colture e, al contempo, sta impattando negativamente sulla salute di numerose piante e frutti. Secondo il report stilato dal Wef, sono ben 12 le specie vegetali a "rischio estinzione". Una delle piante più sofferenti è anche una delle più amate al mondo: il caffè. I cambiamenti climatici, infatti, stanno modificando le principali aree di coltivazione mettendo così a rischio - nel breve periodo - il 20-25% della produzione con la conseguente perdita di almeno un quarto dei raccolti.
Tra le altre colture a rischio ci sono avogado e ceci che necessitano di grandi quantità di acqua per crescere. Ma anche fragole, pesche, albicocche, ciliegie e prugne, frutti estremamente delicati che richiedono – per maturare – condizioni metereologiche e temperature abbastanza costanti (tra i 25 e i 30°). In pericolo anche il vino: la produzione del "nettare degli dei" potrebbe nei prossimi 50 anni arrivare a ridursi fino all’85% dei volumi attuali a causa dell’innalzamento delle temperature nelle principali regioni produttive. L'eccessivo calore è anche alla base dei problemi per la produzione di sciroppo di acero: questo alimento molto amato in Nord America è ottenuto dalla linfa dell’albero che viene spinta fuori dalla corteccia grazie alla pressione provocata dal cambiamento di temperatura tra giorno e notte, quando si arriva anche al di sotto dello 0 termico. Un processo sempre più raro a causa del surriscaldamento globale. L’insofferenza dovuta sia a un clima troppo secco sia, all’opposto, a piogge abbondanti rendono anche le arachidi una coltura estremamente difficile. Negli ultimi anni le ondate di caldo e siccità hanno distrutto intere coltivazioni di noccioline nei principali Paesi produttori dell’America del Sud. Condizioni climatiche moderate e consistenti quantità di acqua fanno anche della banana un frutto con esigenze estremamente rigide. L’aumento delle emissioni di gas serra e le condizioni climatiche instabili stanno già mettendo a dura prova la produzione di questo alimento in molte parti dell'Africa, primo produttore al mondo.
Non va meglio anche a uno degli alimenti più apprezzati: il cioccolato. Secondo uno studio dell’International Center for Tropical Agriculture l’estrema volatilità delle temperature nei principali Paesi produttori di cacao rischia di far diminuire notevolmente la produzione entro il 2030. Per crescere, infatti, queste piante hanno bisogno di condizioni climatiche molto particolari, caratterizzate da un elevato livello di umidità. La sfida più grande è però rappresentata dal rischio estinzione di colture base nell'alimentazione umana, quali soia, riso, grano e mais. Per la soia – fonte principale di proteine vegetali non solo per l’uomo, ma anche per gli animali – si prospetta infatti una riduzione di circa il 40% entro il 2100.