Un rapporto empatico tra medico e paziente riduce di 4 volte il rischio di ricoveri e aumenta del 30-40% le probabilità di tenere sotto controllo rischio cardiovascolare, diabete, ipercolesterolemia. Questi i dati emersi nel corso del 116 congresso nazionale della Società italiana di medicina interna (Simi), tenutosi recentemente a Roma.

L’ascolto del paziente permette di avere una visione più ampia della patologia e favorisce una diagnosi corretta, ma solo il 22% dei camici bianchi riesce ad instaurare un rapporto di fiducia con i propri assistiti.

“Purtroppo la nostra medicina ipertecnologica – spiega Gino Roberto Corazza, presidente della Simi – sembra allontanare da un rapporto empatico medico-paziente, portandoci verso una deumanizzazione delle cure”.

Queste problematiche hanno portato gli internisti a proporre l’inserimento di un modulo di scienze umane nel corso di laurea in medicina e chirurgia, da articolare, durante i sei anni di studio, attraverso seminari teorico-pratici di approfondimento in diverse materie come biotetica e psicologia clinica.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

Scarica il questionario