Com'è possibile che la ragione in taluni vacilli al punto da lasciarsi penetrare - forse dapprima in modo inconsapevole -, da pensieri che quando hanno poi colonizzato lo spazio interiore della coscienza, esplodono fragorosamente nella brutalità del “male”, fino a chiedere che la facoltà di abortire - perfino in modo cruento - sia estesa fino al nono mese di gravidanza? Avevamo deciso di tacere su questo argomento per non fare da cassa di risonanza a brutalità tanto disumana. Ma il cattivo pensiero corre più veloce delle buone intenzioni. E così In questi ultimi giorni i giornali hanno riportato la notizia, poi parzialmente rientrata, che anche lo Stato di New York si appresterebbe a depenalizzare l’aborto oltre la ventiquattresima settimana di gravidanza, come disgraziatamente già avviene in altri Stati americani.
Non è bastato Auschwitz?
Il suo orrore cieco non è’ stato, dunque, una singolarità della storia, un evento talmente aberrante da essere unico ed irripetibile?
O è piuttosto una follia che ci accompagna ancora e dal cui ricorrere dobbiamo guardarci?
Follia?
Eppure no, non dobbiamo disperare del dono straordinario della nostra ragione, ma piuttosto essere consapevoli - questo si’ - che se il cuore della ragione, il lucido, freddo, meccanico e consequenziale processo secondo cui si sviluppano le sue algide argomentazioni, smarrisce il proprio radicamento nelle ragioni del cuore, la nostra mente può’ essere abitata da mostri.