La longevità non progredisce più, le malattie croniche e mentali colpiscono sempre di più la popolazione. Fumo, alcol e obesità continuano a provocare morti premature e a peggiorare la qualità della vita e persistono difficoltà di accesso alle cure sanitarie, in particolare tra le persone meno agiate. Inoltre, la qualità delle cure sanitarie sta migliorando in termini di sicurezza e di efficacia ma si dovrebbe dedicare maggiore attenzione ai risultati e alle esperienze riferite dai pazienti. E ancora, i Paesi spendono molto per la salute, ma non sempre spendono bene come potrebbero. È questo il quadro che emerge dal nuovo Health at a Glance 2019 dell’Ocse.
Nell’Ocse la spesa sanitaria supererà la crescita del Pil nei prossimi 15 anni in quasi tutti i paesi e quella pro capite crescerà a un tasso medio annuo del 2,7% e raggiungerà il 10,2% medio del Pil entro il 2030, rispetto all'8,8% nel 2018. Secondo Health at a Glance 2019, gli indicatori OCSE appena pubblicati, gli Stati Uniti hanno speso di più per l'assistenza sanitaria nel 2018: il 16,9% del Pil, al di sopra della Svizzera, secondo paese per la spesa con il 12,2%. Germania, Francia, Svezia e Giappone hanno speso quasi l’11% del Pil, mentre alcuni paesi hanno speso meno del 6% del Pil, tra cui Messico, Lettonia, Lussemburgo e Turchia al 4,2 per cento.
L’Italia è invece sovrapponibile - tra spesa pubblica e privata - all’OCSE con l’8,8 per cento del Pil.
In media nei Paesi dell'OCSE la spesa sanitaria per persona è stata pari a circa 4000 dollari USA (a parità di potere d'acquisto). Gli Stati Uniti hanno speso molto di più rispetto a tutti gli altri Paesi, con una spesa che supera i 10.000 dollari per residente. Il Messico è il Paese che ha speso meno per l’assistenza sanitaria, con circa 1150 dollari per residente. In Italia la spesa è stata di 3400 dollari.
Per l’Italia secondo il rapporto Ocse ci sono due buone notizie: l'aspettativa di vita alla nascita: è il quarto più alto nell’OCSE; gli italiani hanno il quarto tasso più basso di mortalità prevenibile.
Ma anche due cattive: le prescrizioni di antibiotici nelle cure primarie sono il 50% in più rispetto alla media OCSE; la quota di medici di età compresa tra 55 o più anni è il più alto nell’OCSE, che potrebbe condurre a una forte carenza futura nella forza lavoro sanitaria.
In Italia, nonostante una spesa sanitaria inferiore alla media, si riesce ad avere la quarta più alta aspettativa di vita di tutta l'OCSE: 83 anni alla nascita e gli italiani muoiono anche meno prematuramente, con 143 morti per 1.000 persone prevenibili e per cause trattabili, rispetto a una media OCSE di 208.
Meno del 6% delle persone valuta la propria salute in modo negativo rispetto a una media OCSE dell'8,7 per cento.
Gli italiani hanno generalmente stili di vita sani. Il consumo di alcol è basso, e l'Italia ha la percentuale più bassa di “bevitori dipendenti” di tutti i paesi OCSE.
La quota di adulti in sovrappeso o obesa è anche relativamente bassa (46% degli adulti, rispetto alla media OCSE del 56%). Tuttavia, per la quota di bambini in sovrappeso ha il secondo valore più alto dell'OCSE.
I tassi di fumatori sono alti, con quasi il 20% degli adulti che fumano tutti i giorni.
Gli indicatori per l'accesso e la qualità delle cure sono, in generale, buoni, ma per le prescrizioni di antibiotici nelle cure primarie l’Italia è al secondo posto nell’OCSE contribuendo potenzialmente a un più alto tasso di resistenza antimicrobica.
La resistenza antimicrobica (AMR) rappresenta un grande rischio per la salute, oltre ad essere un onere per la spesa nel suo insieme. La prescrizione eccessiva e inappropriata di antibiotici contribuisce alla diffusione di microrganismi resistenti.
Nel 2017, il volume totale degli antibiotici prescritti nelle cure primarie era di 28 dosi giornaliere per 1.000 abitanti al giorno, il secondo più alto nell’OCSE, rispetto a una media di 18.
La resistenza agli antibiotici influisce sulla sicurezza del paziente negli ospedali e in Italia si registrano anche tassi superiori alla media di infezioni associate all'assistenza sanitaria (ICA), con quasi Il 6% dei pazienti ospedalizzati.
Le infezioni possono anche essere mortali e costare fino al 6% del budget degli ospedali. I batteri resistenti agli antibiotici possono rendere le infezioni difficili o addirittura impossibili da trattare: è necessario dunque per l’Ocse attuare politiche per combattere la diffusione della resistenza antimicrobica anche con campagne di sensibilizzazione, prescrizione ritardata di antibiotici e formazione dei fornitori.
La popolazione italiana sta invecchiando rapidamente, e fa grande affidamento sulle donne (63,5%) per agire come caregiver informali per le persone con cronicità ed esigenze di cura.
L’Italia ha anche la quota più alta di medici di età pari o superiore a 55 anni, una riduzione dei tassi di fertilità che, accoppiati all’aumento dell'aspettativa di vita, hanno determinato un cambiamento demografico: per la quota di la popolazione di età pari o superiore a 65 anni l’Italia, con il 20% della popolazione, è ora al quinto posto tra i paesi OCSE. Ed entro il 2050, più di una su otto persone avrà 80 anni o più.
Questo invecchiamento rapido crea nuove pressioni sulla salute e sui sistemi di assistenza a lungo termine. L’Italia ha attualmente la seconda prevalenza più alta di demenza di tutto l’OCSE (23 casi per 1.000 abitanti) ed entro il 2050, le proiezioni lo stimano che più di una persona su 25 vivrà con una forma di demenza. Nonostante questo, l'Italia ha speso meno dello 0,6% del Pil sull'assistenza a lungo termine nel 2017 e, sebbene sia in aumento, è quintultima come numero di letti per lungodegenza.
L’OCSE consiglia un passaggio verso l'assistenza sanitaria di base basata su team che integrino in modo flessibile le competenze di vari operatori sanitari: sono in grado, afferma il rapporto, di migliorare i risultati di salute dei pazienti con condizioni croniche e multimorbidità…