L’impatto dell’emergenza Covid-19 si è rivelato inclemente anche sui pazienti cardiologici.  Durante la pandemia, infatti, si è assistito a una importante crescita dei casi di embolia polmonare e di patologie ad essa connesse.

Di grande attualità risulta perciò il nuovo progetto di Fondazione Poliambulanza che, grazie alla generosa donazione della famiglia Rastrelli, segnata dalla perdita della figlia Margherita a causa di una grave ipertensione polmonare, dà il via a un ambulatorio per la cura, il trattamento e l’assistenza di pazienti affetti da embolia polmonare e ipertensione polmonare

Si tratta di uno tra i pochissimi centri in Italia, completamente dedicato al percorso di cura di queste cardiopatie ad alta complessità, che coinvolgono l’embolia polmonare, transitano attraverso l’ipertensione polmonare, sua grave complicanza, e sfociano nello scompenso cardiaco.

L’ambulatorio “Margherita Rastrelli” si sostituisce al precedente e, grazie alla presenza di innovative strumentazioni, si rivolge anche ai casi che precedentemente non venivano trattati, come quelli dell’ipertensione polmonare non causata da embolia. Inoltre l’ampliamento dei locali e del personale dedicato consentono di trattare un maggiore numero di pazienti – ad oggi 600-700 all’anno, quelli che accedono all’ospedale bresciano per il follow-up dell’embolia polmonare – e di intensificarne la frequenza dei controlli, affinché il monitoraggio sia perfetto. Ma non si esaurisce qui la portata innovativa del progetto. Il fulcro risiede nel potenziamento della telemedicina come strumento di intervento sul territorio, a beneficio del paziente.

“La telemedicina in ambito cardiologico si sviluppa in Poliambulanza attraverso due filoni – spiega Claudio Cuccia, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare di Fondazione Poliambulanza -. Il primo, attivo ormai da anni, è diretto ai pazienti con scompenso cardiaco. A partire dai dati raccolti, il cardiologo specialista individua il percorso terapeutico domiciliare più adeguato. Il secondo filone è quello rivolto ai pazienti dimessi con patologie cardiologiche ad alto rischio di riospedalizzazione. Questa categoria di pazienti, oltre a usufruire del supporto telematico, riceve anche un aiuto concreto sul territorio”. Grazie al progetto “Con il Cuore e con le Mani” – attivo in Poliambulanza da due anni – un infermiere esperto, in accordo con i cardiologi di Poliambulanza e con il medico di medicina generale, si reca presso il domicilio del paziente, per un periodo di 8 settimane a intervalli più o meno regolari, per formarlo sulla corretta gestione della patologia cardiologica, e ridurre così il rischio di riospedalizzazione. Da uno studio di confronto è emerso che i pazienti cardiologici seguiti a domicilio dagli infermieri di Fondazione Poliambulanza andavano incontro a un rischio di riospedalizzazione molto più basso rispetto a coloro che dopo la dimissione ospedaliera non erano stati più monitorati a casa.

“Il ricorso alla telemedicina in ambito cardiologico non costituisce quindi una novità per Poliambulanza, che già da alcuni anni ne ha esplorato le potenzialità – spiega il dott. Cuccia –. Il rapporto ospedale-territorio è essenziale e l’utilizzo della telemedicina ai fini di una presa in carico condivisa del paziente sul territorio viene potenziata dal nuovo ambulatorio di cardiologia ad alta complessità. Il teleconsulto infatti, con il nuovo progetto, viene messo a disposizione anche dei pazienti colpiti da embolia polmonare o da ipertensione polmonare (primitiva o secondaria) in una relazione più capillare e proficua tra cardiologo specialista e medico di medicina generale. Ci saranno infatti spazi e risorse specificamente dedicate al dialogo tra i medici di famiglia e i cardiologi, per i casi che si reputino di utile approfondimento”.

“Le risorse riversate sull’ambulatorio assumono un ruolo chiave anche in seno alla ricerca scientifica – conclude Cuccia -. A partire dalla raccolta dei dati dei pazienti in cura (e i nostri sono centinaia), si potranno ottenere informazioni sull’ottimizzazione e sulla personalizzazione della cura, e tutto a sostegno dell’intera comunità scientifica”. 

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