Le persone malnutrite sono più a rischio di esiti negativi in caso di infezione da SARS CoV-2. Lo rivela un’ampia review pubblicata sulla rivista Nutrients a firma dei ricercatori Policlinico Gemelli - Università Cattolica.
Un buono stato nutrizionale è fondamentale per le nostre difese immunitarie e rappresenta un fattore chiave nella difesa contro i virus. Il corretto funzionamento del sistema immunitario, secondo la European Food Safety Authority (EFSA) dipende da un adeguato livello di 10 nutrienti: vitamine D, C, A (compreso beta-carotene) e del gruppo B (soprattutto B6, B12 e folati); e inoltre, zinco, rame, ferro e selenio.
Metà degli anziani sono malnutriti e questo, come visto, rappresenta un fattore di rischio di ricovero e mortalità da Covid -19.
Ma a preoccupare gli esperti è anche e soprattutto l’obesità. Dalla review pubblicata su Nutrients emerge che l’obesità è un grave fattore di rischio per Covid-19. “In particolare – ricordano i ricercatori del Gemelli - l’obesità aumenta di 6 volte il rischio di mortalità da Covid e quello di intubazione, e incrementa il rischio di ricovero di 2,6 volte”.
Importante ai fini della prognosi è anche la distribuzione del grasso nelle persone obese: l’obesità viscerale (la ‘pancia’) aumenta di due volte e mezzo il rischio di sintomi gravi e dover ricorrere alla ventilazione meccanica. Recenti segnalazioni suggeriscono che il rischio di forme gravi e di mortalità aumenti fino a 11 volte in presenza di abbondanti depositi di grasso all’interno dei muscoli.
“Alla luce di queste premesse – continuano - è dunque fondamentale una corretta presa in carico nutrizionale di tutti i pazienti ricoverati per Covid-19, sin dai primissimi giorni di ricovero. Il loro assetto nutritivo andrebbe subito valutato, per poter procedere quindi ad un’adeguata prescrizione alimentare (tenendo anche conto del fatto che questi soggetti hanno un fabbisogno proteico-calorico aumentato per l’infezione e la febbre). L’alimentazione andrà effettuata per bocca, ma in caso di difficoltà si dovrà ricorrere alla nutrizione per sondino (alimentazione enterale) o in alcuni casi a quella per flebo (nutrizione parenterale totale)”.
Importante anche una personalizzazione della prescrizione sulla base delle caratteristiche del paziente, supplementando la dieta con omega-3, vitamina D, vitamine del gruppo B e C, se necessario.
“E’ necessario infine – concludono gli esperti - seguire con attenzione durante tutto il ricovero (e in seguito) i pazienti con Covid-19, visto che nel 40% dei casi vanno incontro a perdita di peso (problema che riguarda fino al 66% di quelli che vanno in terapia intensiva). Il Covid-19 può infatti interferire con una corretta alimentazione per le difficoltà respiratorie, la perdita di gusto e olfatto, la febbre e la grave stanchezza lamentata dai pazienti”.