Si è visto che le allergie e l’infezione da COVID 19 hanno alcuni sintomi in comune, per cui è importante individuare alcuni punti utili per distinguere le due patologie senza cedere al panico.
Esperti della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS,
in occasione dell’Asma Zero Week, la recente settimana dedicata a sensibilizzare i pazienti sull’importanza della prevenzione degli attacchi d’asma, hanno fatto il punto sulla differenze sintomatologiche tra Covid e allergie respiratorie.
Raffreddore, tosse e difficoltà a respirare sono sintomi comuni sia all’allergia respiratoria che al COVID-19. Anche la congiuntivite, frequente nelle allergie, può presentarsi nel COVID-19.
Il primo sintomo da tenere in considerazione è la febbre: l’allergia respiratoria non provoca febbre che è invece un sintomo proprio del COVID-19, spesso associato ad altri disturbi (faringodinia, cefalea, artralgie, spossatezza intensa, diarrea e dolori addominali) non caratteristici dell’allergia.
Inoltre la rinite allergica si manifesta con starnuti a raffica e naso che cola abbondantemente, più rari e spesso associati a perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) e del gusto (disgeusia) nell’infezione da COVID-19.
La tosse secca allergica è associata a dispnea, respiro sibilante e costrizione toracica prontamente reversibili con la terapia inalatoria, contrariamente alla tosse secca da COVID 19, che presenta un graduale sviluppo della dispnea con ridotta saturazione di O2, e non risponde alla terapia inalatoria.
Diversi studi clinici hanno evidenziato che le forme allergiche lievi, inclusa l’asma allergica lieve, non sono considerate come fattori di rischio per contrarre l’infezione da COVID 19 o, in caso di malattia, per un esito più sfavorevole, mentre l’asma moderata/grave, in cui i pazienti hanno necessità di terapia quotidiana, è inclusa nelle condizioni polmonari croniche che predispongono ad un maggior rischio di complicanze gravi.
Per gli allergici è importante continuare la terapia della rinite con farmaci inalatori nasali e/o con antistaminici in quanto riduce la sintomatologia tipica che può indurre a toccare naso e occhi con le mani contaminate (non pulite).
Anche l’asma deve essere tenuta sotto controllo con inalatori bronchiali, altri farmaci antiasmatici e, in caso di asma grave, con farmaci biologici, in quanto si riduce lo stato infiammatorio dell’apparato respiratorio responsabile di un più facile attecchimento del virus sulla mucosa ed il rischio di riacutizzazioni che possono richiedere accessi in pronto soccorso, oltre ad avere conseguenze anche gravi in caso d’infezione. Infine il controllo degli starnuti e dei colpi di tosse limita la possibilità di diffusione del virus da parte dei soggetti allergici contagiosi, asintomatici.
Riguardo ai vaccini, spiegano gli esperti, i soggetti allergici hanno manifestato timori in seguito alla segnalazione di alcuni casi di reazioni anafilattiche gravi dopo le prime somministrazioni in Inghilterra ed in America. Per questo motivo le società di Allergologia hanno pubblicato delle linee guida da seguire per la vaccinazione di soggetti allergici a rischio di reazioni severe.
Responsabili delle reazioni allergiche potrebbero essere alcuni eccipienti (PEG, o polietilenglicole, e polisorbato) presenti nei vaccini attualmente disponibili ed in diversi prodotti farmaceutici, cosmetici ed industriali. Potrebbe quindi essere utile sottoporre i pazienti con precedenti reazioni avverse a vaccini o farmaci ad una valutazione allergologica per identificare tra gli eccipienti il PEG o i polisorbati , in modo da sottoporli ad un esame allergologico che escluda una reale allergia a tali sostanze e ridurre il rischio di anafilassi.
E’ comunque importante identificare tra gli allergici le categorie “a rischio” che potranno essere vaccinate, ma con particolari precauzioni. Si tratta di soggetti affetti da mastocitosi (una patologia caratterizzata da un accumulo di cellule che facilmente liberano istamina con un aumento del rischio di anafilassi), di soggetti che in passato hanno avuto reazioni anafilattiche da allergia alimentare, a farmaci, a puntura d’imenotteri o al lattice o pazienti affetti da asma grave non controllato. In tali pazienti, la vaccinazione anti-COVID dovrà essere associata ad una terapia antistaminica preventiva ed eseguita da personale formato al riconoscimento immediato e alla gestione delle emergenze allergologiche, in ambiente in cui sono disponibili tutti i presidi ed i farmaci per poter prontamente affrontare eventuali reazioni.
I soggetti con allergia respiratoria lieve, orticaria cronica, allergia da contatto possono sottoporsi con tranquillità alla vaccinazione in assenza dei sintomi che possono essere controllati con la terapia sintomatica. In questi casi – concludono gli esperti del Gemelli - può essere utile effettuare una valutazione allergologica al fine di valutare le condizioni cliniche attuali del paziente ed eventualmente prescrivere a scopo prudenziale una terapia antistaminica, che dovrà essere iniziata alcuni giorni prima la vaccinazione e proseguita per alcuni giorni dopo.