Impiantata per la prima volta al mondo, presso la Fondazione Policlinico Gemelli, una nuova rivoluzionaria protesi del ginocchio, realizzata con una stampante 3D. L’intervento è stato effettuato da Ivan De Martino - ortopedico presso la UOC di Ortopedia e traumatologia dell’ospedale romano - inventore insieme a due colleghi americani di questa innovativa protesi al titanio ‘poroso’ (trabecolare), su un 49enne che aveva sviluppato una forma di artrosi secondaria a seguito di una frattura del piatto tibiale, causata da un incidente stradale.
“L’artrosi è un processo degenerativo della cartilagine articolare – spiega De Martino - che normalmente osserviamo negli anziani. L’età media di chi deve essere sottoposto ad una protesi d’anca o di ginocchio è intorno ai 65-70 anni; ma oggi, con l’aumento dell’attività sportiva e dei conseguenti traumi a menisco o legamenti crociati o a causa delle fratture articolari in età giovanile, si può andare incontro alla cosiddetta artrosi secondaria, già a 50 anni”.
L’intervento tradizionale di artroprotesi di ginocchio prevede l’uso del ‘cemento’ osseo (polimetilmetacrilato, PMMA) per ancorare la protesi all’osso. Tuttavia, il cemento dopo 15-20 anni può cedere e le protesi possono ‘scollarsi dall’osso’.
“Per questo – spiega l’ortopedico - nei giovani è nata l’esigenza di ancorare le protesi in maniera diversa, si è passati quindi alle protesi non cementate di nuova generazione, che si inseriscono direttamente nell’osso, lasciando che questo vi aderisca direttamente”.
Un tentativo del genere era già stato fatto una ventina d’anni fa, ma senza successo.
“I problemi di allora – prosegue – sono stati superati con le moderne tecnologie, come le protesi non cementate prodotte attraverso una stampante 3D. Si tratta di soluzioni adatte ai giovani, che hanno esigenze diverse dall’anziano, comprese quelle di tornare a svolgere alcuni tipi di attività sportiva come giocare a tennis o a sciare; questo comporta dei carichi diversi sulla protesi, che viene utilizzata di più e per un periodo più lungo. Al Gemelli eravamo già all’avanguardia per le protesi del ginocchio nel giovane, adesso siamo stati i primi al mondo ad utilizzare una di queste nuove protesi innovative nell’uomo”.
Le stampanti 3D sono già state collaudate per le protesi d’anca, solo di recente questa tecnologia è stata applicata alle protesi non cementate del ginocchio. “Oggi con la stampa 3D – sottolinea De Martino - è possibile ricreare in laboratorio una struttura trabecolare, porosa, simile a quella dell’osso; il titanio può essere ‘stampato’ con una porosità variabile e proprietà biomeccaniche molto simili all’osso, sia in termini di macro e di micro-architettura, che biomeccaniche; questo consente all’osso del paziente di ricrescere dentro questa protesi di titanio ‘poroso’ (trabecolare) e di resistere meglio alle sollecitazioni”.
L’idea di queste protesi al titanio ‘poroso’ – ricorda l’esperto - è nata come un progetto di ricerca, attraverso il quale abbiamo studiato varie soluzioni per stabilire la migliore distribuzione della porosità del titanio della protesi. Il sistema di ancoraggio delle nuove protesi è rappresentato da due fittoni principali; però dove collocarli a livello topografico ha richiesto un lungo studio accompagnato da simulazioni al computer con modelli matematici, che ci hanno fatto capire quale fosse la topografia ideale, che è poi quella che abbiamo scelto per le nostre protesi”.