Il Volume di Simona Attollino edito da Cacucci giunge nel panorama scientifico-editoriale nel dicembre 2020 affrontando un tema di rilevante interesse teorico e, al contempo, dalle molteplici implicazioni pratiche.
Strutturato in quattro capitoli, il lavoro si apprezza per chiarezza espositiva e fluidità dell’argomentazione, coniugando sapientemente nozioni di diritto comparato delle religioni ed elementi di diritto pubblico e sanitario.
L’Autrice – assegnista di ricerca in diritto ecclesiastico e canonico presso l’Università LUM Giuseppe Degennaro di Bari e avvocato - non trascura l’analisi delle fonti empiriche, supportate da un’ampia bibliografia dottrinale. Di particolare interesse per la vita delle istituzioni religiose impegnate nel campo della sanità è, inoltre, il profilo giurisprudenziale: nel volume, infatti, sono contenuti numerosi riferimenti a pronunce più o meno recenti dei giudici di merito e di legittimità che hanno costellato il percorso di taluni ospedali di ispirazione religiosa.
Gli operatori del settore attendevano una ricerca che ricostruisse, con equilibrato contegno - come dimostra di fare l’Autrice - le principali direttrici entro cui collocare l’opera degli ospedali religiosi che, maggiormente nel contesto attuale, attraversano una fase cruciale anche a causa dell’emergenza pandemica da Covid-19 che li ha visti protagonisti della rete di assistenza nazionale.
L’allarmante situazione sanitaria ha dimostrato, infatti, ancora una volta, l’importanza dell’intervento di tutti gli operatori del settore nella battaglia più difficile del secolo. In prima linea, gli ospedali religiosi che hanno prontamente risposto all’accorato appello di un servizio sanitario allo stremo delle forze, potenziando le proprie strutture e mettendo a disposizione posti letto e attrezzature di ultima generazione.
Tali – e molti altri – profili di attualità sono tutti evidenziati nel Volume di Simona Attollino, che riprende vecchie questioni nevralgiche che hanno interessato le strutture private accreditate (riguardanti prevalentemente i profili economici e giuridici), per attualizzarle in prospettiva futura.
È questo, a parere di chi scrive, il pregio dell’opera e il suo segno distintivo: l’apertura ad una serie di vecchie e nuove tematiche trattate sul filo della cooperazione tra Stato e religioni, nella specie tra servizio pubblico sanitario ed enti delle confessioni religiose che erogano assistenza agli infermi. Una vocazione antica, come emerge dalla ricognizione operata tra le principali religioni, che affonda le proprie radici nell’esigenza di soccorso ai più deboli. Prendersi cura dell’individuo sofferente, dal punto di vista spirituale e fisico, è, in effetti, argomento di riflessione comune a tutte le grandi tradizioni religiose dell’umanità; ma l’autentico elemento di raccordo è rappresentato dal rispetto e dalla centralità della persona umana, declinata a seconda delle diverse sensibilità ed esperienze religiose.
L’osservazione estesa alle molteplici confessioni religiose è, tra l’altro, un elemento di assoluta novità nella dottrina che si era occupata di questo tema: mai un’opera si era, infatti, dedicata così ad ampio spettro ad analizzare il fenomeno della sanità confessionale nella prospettiva delle più diffuse e significative religioni presenti nel nostro Paese. Ciò abbraccia l’idea della solidarietà, del dialogo, del reciproco sostegno verso un obiettivo comune a tutte le religioni, ovvero la cura della persona, nell’accezione più ampia del concetto, come comprensiva della dimensione corporea, psicologica, spirituale e morale.
Il rapporto tra fede e cura rappresenta la cornice che fa da scenario all’evoluzione, più contemporanea, della categoria giuridica del bene salute: un concetto polisemantico e sempre più influenzato da fattori esterni, culturali, sociali ed economici.
L’Autrice volge, infine, lo sguardo al futuro della cooperazione tra privato religioso e sanità pubblica che deve fare i conti con la valutazione delle performance economiche e rapportarsi al parametro della sostenibilità finanziaria. Solo alcune delle principali questioni applicative sono funditus oggetto di disamina; altre – annuncia l’Autrice – sono state volutamente riservate ad una prossima pubblicazione: tutte, però, sono legate all’esigenza degli ospedali religiosi di gestire razionalmente le risorse ed essere protagonisti della sanità pubblica, senza per questo dover rinunciare alla loro peculiare identità strutturale che si rivela, al contrario, un valore aggiunto perché caratterizza il peculiare approccio alla malattia che queste strutture hanno da sempre manifestato.
Del resto, anche l’economia si innesta sui tradizionali fondamenti religiosi: la stessa dottrina sociale della Chiesa recupera il concetto di “economia civile” nell’attuale modello di sviluppo dell’individuo, sottolineando la necessità della sua complessiva cura, dei suoi bisogni e delle sue aspirazioni
Si fa strada, così, grazie all’opera degli ospedali religiosi, una forma di inedita collaborazione in sanità per la realizzazione del bene comune: obiettivo che né lo Stato da solo, né i cittadini da soli possono conseguire.