In occasione della IV Giornata Nazionale delle persone sordocieche, celebrata recentemente, la Lega del Filo d’Oro e l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti accendono i riflettori sulla Legge 107/2010 “Misure per il riconoscimento dei diritti alle persone sordocieche”, evidenziando alcune incongruenze nel testo della norma che assottigliano notevolmente il numero dei sordociechi che possono essere riconosciuti tali.
In Italia, una persona si può definire sordocieca se oltre alla minorazione visiva, si aggiunge anche una disabilità uditiva, purché però la minorazione sia congenita o, se acquisita, insorga durante l’età evolutiva e sia tale da aver compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato. Non sono, quindi, considerate sordocieche le persone che, pur non vedenti, siano diventate sorde dopo il dodicesimo anno di età, o coloro che, nati senza alcuna minorazione sensoriale, siano stati colpiti da sordocecità in età successiva ai dodici anni, lasciando quindi in un limbo normativo, e di conseguenza di diritti, moltissime persone che nel nostro paese aspettano un riconoscimento della loro condizione.
Delle 189 mila persone che in Italia sono affette da problematiche legate sia alla vista che all’udito, circa 108 mila sono di fatto confinate in casa, non essendo in grado di provvedere autonomamente a se stesse a causa di altre gravi forme di disabilità che spesso si aggiungono ai problemi di vista e udito.
Con la Legge 107/2010, realizzata sulla base degli indirizzi contenuti nella dichiarazione sui diritti delle persone sordocieche del Parlamento europeo del 12 aprile 2004, la sordocecità è stata riconosciuta come disabilità specifica unica; tuttavia la norma, ad oggi, appare inadeguata al fine di una tutela giuridica collettiva che includa tutte le persone con disabilità aggiuntive. È dunque necessario e urgente – sottolineano dalla Lega del Filo d’Oro - renderla più attuale, adattandola a un contesto sociale in evoluzione, in cui i moderni strumenti di comunicazione e di conoscenza siano in grado di garantire un processo inclusivo, dando la possibilità a tutte le persone sordocieche di realizzare sé stesse e di accedere al mondo del lavoro.