Un volume di oltre 400 pagine con oltre 40 autori, tra clinici e ricercatori, che non ha eguali in Italia sull’argomento. E’ la nona edizione del nuovo Rapporto sull’obesità in Italia, edito dal Pensiero Scientifico, presentato recentemente a Milano dall’Istituto Auxologico. La testimonianza di un impegno che prosegue ininterrotto da decenni da parte dell’Irccs milanese e che presenta, oltre al problema, le molteplici soluzioni mediche, nutrizionali, riabilitative, psicologiche, farmacologiche e di chirurgia dell’obesità.
La comunità medica e scientifica internazionale è ormai unanimemente concorde nel riconoscere l’obesità come una vera malattia cronica, che rappresenta un rilevante fattore di rischio rispetto ad altre severe patologie non trasmissibili.
Un quadro ulteriormente complicato dall’impatto che la pandemia da Covid-19 ha determinato sul territorio a seguito delle restrizioni sofferte per il lockdown, data anche l’impossibilità di svolgere attività fisica in strutture dedicate e la concomitante incidenza di una alimentazione scorretta e ipercalorica. Si è registrato un incremento di almeno il 30% dei disturbi alimentari, con i pazienti obesi che hanno visto aumentato il rischio di una espressione clinica più severa di Covid-19.
La popolazione maggiormente esposta a rischio di obesità è quella maschile: 11,7% tra gli uomini e 10,3% tra le donne. Quando si considera la grave obesità - individuata da un indice di massa corporea pari o superiore a 35 e di cui in Italia soffre oltre un milione di persone pari al 2,3% degli adulti - sono invece le donne a risultare maggiormente colpite: nelle classi di età più anziane presentano prevalenze quasi doppie rispetto agli uomini e tra le donne anziane del Mezzogiorno la quota supera addirittura il 5%.
Per quanto riguarda la distribuzione regionale, complessivamente nel nord-ovest e nel centro la prevalenza di obesità rilevata nella popolazione si attesta al 10%, mentre nel nord-est e nelle isole il valore raggiunge l’11,4%, nel sud il 12,4%.
E per bambini ed adolescenti le cose non vanno meglio. In queste età, infatti, il sovrappeso e l’obesità rappresentano un rilevante problema di salute pubblica. Tra i 7 e gli 8 anni, i dati evidenziano che nei Paesi dell’Unione europea quasi un bambino su otto anni è obeso. Cipro, Italia, Grecia, Malta e Spagna mostrano i tassi più alti.
Vista la portata del fenomeno nell’ultimo decennio molti Stati dell’UE hanno implementato politiche per ridurne l’impatto, mirando specificamente al target dei più piccoli.
L’OMS sottolinea come il sovrappeso e l’obesità tra bambini e ragazzi siano connessi all’insorgenza di numerose patologie croniche nell’età adulta e stimava, già nel 2019, 38 milioni di bambini sotto i 5 anni di età in condizione di sovrappeso o obesità. A questi si aggiungono, inoltre, i 340 milioni di bambini e adolescenti di 5-19 anni nella stessa condizione.
Nel corso degli anni, questa patologia cronica è diventata una emergenza nazionale e internazionale e rappresenta una grave ipoteca sulla salute sia dei singoli che della collettività.
La sua complessità richiede perciò un impegno altrettanto adeguato e multidisciplinare, espresso da questo nuovo Rapporto. Un lavoro che testimonia l’impegno che negli anni Auxologico è stato in grado di sostenere per un sempre più efficace trattamento della sindrome metabolica.
“Questa edizione – sottolinea Michele Colasanto, presidente dell’Auxologico - è oggi il punto di arrivo di tale impegno, ma al tempo stesso, complice oggi l’allarme cresciuto attorno a diverse patologie non trasmissibili per effetto della pandemia Covid, anche un punto di partenza per nuovi approfondimenti, nella prospettiva della ricerca traslazionale propria di un Irccs quale è l’Istituto Auxologico Italiano”.