La CDC San Francesco e l’ASST Papa Giovanni XXIII, situate entrambe a Bergamo, hanno dato vita ad un Progetto Interaziendale per la presa in carico di pazienti oncologici e l’allestimento di chemioterapici antiblastici. La collaborazione è stata dettata dal crescente fabbisogno di presa in carico dei pazienti oncologici. Un’evidenza già da tempo affrontata dalla Casa di Cura San Francesco con l’attività ambulatoriale oncologica (follow up e prime visite), prevedendo infusioni di terapie oncologiche in regime MAC tutti i giorni da lunedì a venerdì e dedicando ogni giorno 1/2 posti letto della UO Medicina a eventuali ricoveri ordinari dei pazienti oncologici in carico al servizio. Nel corso dell’anno 2023 sarà possibile seguire anche il flusso di pazienti concordati con l’Oncologia del Papa Giovanni XXIII, per evitare lunghe file di attesa sia per la presa in carico, sia per l’inizio della somministrazione della chemioterapia. Naturalmente continueranno ad essere accettati nuovi pazienti che accederanno direttamente alla San Francesco.
La Casa di Cura ha, del resto, una storia di presa in carico di pazienti oncologici e le Suore Cappuccine considerano un dovere ineludibile «l’accompagnamento medico-infermieristico" (cura delle funzioni fisiologiche essenziali del corpo), psicologico e spirituale dei malati» (Samaritanus Bonus). L’attività oncologica è, negli ultimi anni, in forte espansione per effetti di alcune tendenze: l’aumento dell’età media della popolazione, l’incremento del numero dei pazienti sottoposti a trattamento (chirurgico, medico oncologico, radioterapico) e i progressi dei trattamenti che ottengono la cronicizzazione di molte neoplasie. I dati epidemiologici italiani ci dicono che ogni giorno vengono diagnosticati più di mille nuovi casi di neoplasia e che la sopravvivenza dei pazienti a 5 anni è progressivamente migliorata grazie al successo dei programmi di screening, all’approccio multidisciplinare e ai più recenti trattamenti farmacologici, superando ora il 60% per la maggior parte delle neoplasie. Ciò ha comportato anche un aumento della prevalenza che è ormai vicina al 5% della popolazione generale (circa 3 milioni di soggetti con pregressa diagnosi di neoplasia oncologica nella popolazione italiana). A questi dati dobbiamo aggiungere l’effetto COVID che ha interferito con diagnosi e trattamento delle neoplasie in questi ultimi due anni.
La patologia oncologica costituisce quindi una grossa percentuale delle prestazioni ambulatoriali e dei ricoveri, non solo nei reparti oncologici ma anche nei reparti di Medicina Interna e nei prossimi anni si può prevedere un ulteriore incremento delle prestazioni oncologiche.
Secondo il Progetto di collaborazione tra i due istituti il percorso del paziente, seguito per tutto il suo svolgimento da un infermiere, prevede dal martedì al venerdì: accoglienza il giorno precedente alla somministrazione dei chemioterapici nella fascia oraria 7.30 - 10.00 e prelievo ematico di controllo (emocromo) per escludere anemia, leucopenia o piastrinopenia; − visita del medico che a seguire, nel pomeriggio, prenderà visone degli esami ematochimici e confermerà il trattamento per il giorno seguente; − il giorno seguente trattamento chemioterapico secondo il programma stabilito in base alla patologia, all’età, alle condizioni generali e ad eventuali co-morbidità; − somministrazione della terapia ancillare adeguata secondo il protocollo, seguita dal trattamento oncologico (chemioterapico o biologico o immunoterapico); − a seguire lavaggio dell’accesso venoso con soluzione fisiologica e disposizione della data del ciclo successivo; − solo per le terapie programmate per il lunedì pomeriggio (o altro giorno post-festivo), iter accelerato, che prevede il prelievo e la visita eseguite entro le ore 9.30 del giorno stesso, la conferma della terapia entro le ore 11, la consegna del farmaco entro le ore 13.