Inaugurato al Policlinico Gemelli il CePID, (Centro Psichiatrico Integrato di ricerca, prevenzione e cura delle Dipendenze) un servizio a carattere multidisciplinare per combattere tutte le dipendenze, da quelle comportamentali a quelle da sostanze. L’agenda del centro prevede: attività clinica, di ricerca e prevenzione tramite eventi informativi per il pubblico, nelle scuole e in altri contesti.
La squadra del CePID, coordinato dal dottor Marco Di Nicola, sarà composta da medici psichiatri e psicologi con un’esperienza specifica nell’ambito dell’addiction. L’acquisizione a breve della strumentazione per la stimolazione magnetica transcranica (TMS) permetterà di integrare la psicoeducazione, gli interventi riabilitativi individuali e di gruppo e la farmacoterapia specifica con tecniche di neuromodulazione. Le attività assistenziali si affiancheranno a quelle di ricerca, per migliorare la comprensione dei meccanismi neurobiologici e psicopatologici implicati nella patogenesi delle dipendenze e, soprattutto, per impostare terapie maggiormente personalizzate. L’apertura del centro mira a facilitare l’accesso alle cure per problematiche di dipendenza, riservando degli spazi dedicati a tale tipologia di pazienti e garantendo prestazioni nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale nei regimi assistenziali ambulatoriale e di Day-Hospital (dal lunedì al venerdì, contattando lo 06/30154122). Il CePID si farà, inoltre, promotore di attività di informazione sul campo (presso le scuole, ma anche nelle sale da gioco) per parlare di dipendenze al pubblico.
Oltre a tassi di incidenza e prevalenza elevati, e pressoché costanti negli anni, di tabagismo e disturbi da uso di alcol, cocaina e tetraidrocannabinolo (THC) - attualmente la sostanza illecita più assunta in Italia e in Europa – a oggi bisogna confrontarsi anche con le ‘nuove’ dipendenze comportamentali.
Nel nostro cervello ci sono strutture coinvolte nella percezione del piacere e altre nel controllo inibitorio o razionale. Tali aspetti neurobiologici possono sommarsi a caratteristiche psicologiche e a tratti psicopatologici individuali e determinare un substrato di vulnerabilità che può favorire lo sviluppo di una qualunque forma di dipendenza. Tra i fattori psicopatologici più studiati figurano l’impulsività, la ricerca delle novità o delle sensazioni forti, gli stati dissociativi, la disregolazione emotiva, la tendenza all’automedicazione. Qualunque dipendenza, infatti, sia da sostanze che comportamentale, può rappresentare un tentativo di autoterapia per gestire determinate difficoltà personali.
Nelle dipendenze comportamentali invece è una condotta discontrollata a compromettere il funzionamento della persona con significative ripercussioni in ambito scolastico (ad esempio giocare ai videogiochi molte ore in un giorno di scuola, magari di notte invertendo il ritmo sonno-veglia) o lavorativo, così come sul piano socio-relazionale e familiare, o di indebitamento laddove ci sia anche un’esposizione economica. “La caratteristica primaria delle dipendenze comportamentali – spiega il dottor Di Nicola - è di non riuscire a resistere all’impulso a mettere in atto una condotta nonostante possa risultare dannosa per sé o per gli altri. Ogni dipendenza comportamentali reiterandosi e complicandosi nel tempo può, in definitiva, interferire con il funzionamento in svariati ambiti”. Alcune esperienze possono indurre gratificazione nel breve termine e questo, a sua volta, può contribuire a rafforzare il comportamento e a renderlo persistente, nonostante la consapevolezza delle conseguenze avverse che ne derivano. Sono esempi di dipendenze comportamentali il gioco d’azzardo patologico, l’internet gaming disorder, la dipendenza affettiva, il workaholism, gli acquisti compulsivi, la physical exercise addiction.
Fa riferimento a 10 classi distinte di sostanze psicotrope, da quelle più comunemente diffuse (alcol, caffeina, tabacco), alla cannabis, agli stimolanti (cocaina, anfetamine), ai sedativo-ipnotici/ansiolitici, per approdare a oppioidi, allucinogeni e inalanti. Tra le sostanze sintetiche più utilizzate figurano ancora l’ecstasy e le anfetamine, seppur con nuove declinazioni come la pink cocaine, un’anfetamina sintetica.
Tra le dipendenze emergenti, non ancora riconosciute come entità nosologiche, rientrano per lo più quelle comportamentali quali il workaholism, la dipendenza da esercizio fisico, lo shopping compulsivo e la sex addiction. C’è poi la cosiddetta ‘nomofobia’ (‘no mobile fobia’, cioè la paura di rimanere senza cellulare), una situazione in bilico tra iperconnessione e dipendenza. “Non solo i ragazzi – riflette il professor Sani - ma anche noi adulti facciamo un utilizzo eccessivo di questi device. Impiego che diventa problematico se avviene in contesti inappropriati (a scuola o al lavoro) o se ha ripercussioni sul piano fisico (ad esempio sul sonno)”.
È l’alcol la sostanza maggiormente utilizzata dalla popolazione e 830.000 sono i maggiorenni che ne fanno un uso dannoso, pertanto inquadrabili nell’ambito di un disturbo da uso di alcol. Molto più elevata è la prevalenza dei consumatori a rischio nel nostro Paese che, nel 2020, erano 8,6 milioni a partire dagli 11 anni d’età, con un picco di binge drinkers in età adolescenziale (16-17 anni) e giovane-adulta. Tra le sostanze illecite, la cannabis figura come la più diffusa sia tra i giovani (soprattutto studenti di 15-19 anni) sia tra gli adulti. In relazione al gioco d’azzardo, le stime ufficiali sulla popolazione adulta (risalenti, tuttavia, al 2018), evidenziano un 3% di giocatori problematici.