Tempi duri per i bevitori. Non esiste infatti un livello di consumo di alcol che sia a rischio zero per la possibilità di sviluppare un tumore.

E’ il messaggio chiaro e inequivocabile lanciato dagli esperti inglesi dell’UK Chief Medical Officers (CMO) e supportato da un recente rapporto del Commitee on Carcinogenicity (CoC) su cancro e alcol.

I nuovi limiti di sicurezza sulle bevande alcoliche parlano di 14 unità a settimana sia per le donne che per gli uomini (per questi ultimi, nella precedente edizione, si arrivava a 21 unità settimanali) da non consumare tutte negli stessi giorni, ma da distribuire su più giorni, accompagnando le bevande alcoliche al cibo e alternandole all’acqua. Se si resta su questi consumi il rischio di morte per cause correlate all’alcol rimane al di sotto dell’1%. Secondo gli esperti anglosassoni 1 unità di alcol corrisponde a 76 ml di vino, 250 ml di birra, 25 ml di whisky.

I dati diffusi sono chiari: gli uomini hanno un rischio di sviluppare un cancro al fegato di 8 su 1000 se si attengono alle 14 unità a settimana, numeri che salgono a 11 su 1000 se il consumo è tra le 14 e le 35 unità.

Nel cancro dell’esofago il rischio di 13 su 1000 calcolato per un consumo al di sotto delle 14 unità sale a 25 su 1000 per un consumo tra le 14 e le 35 unità. Per gli astemi il rischio scende a 6 su 1000.

Riguardo poi ai presunti vantaggi che un consumo moderato di alcol avrebbe per il muscolo cardiaco gli esperti inglesi chiariscono: c’è del vero solo per le donne sopra i 55 anni e con un consumo pari a 5 unità settimanali equivalenti a 2 bicchieri di vino.

Nessun dubbio per gli esperti anglosassoni sul divieto assoluto di assumere alcol per le donne in gravidanza.

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