Attivare uno studio nazionale sulle criticità riscontrate dalle persone con disabilità nell’accesso ai servizi sanitari, alle diagnosi e ai percorsi terapeutici; definire un Protocollo Unico Nazionale, come il DAMA, che indichi i percorsi da seguire; predisporre una mappa dell’accessibilità alle cure e un numero verde per rispondere a qualsiasi esigenza dei caregiver, formare il personale sanitario. Sono le proposte formulate da Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi intervenuta  all’Expo Aid di Rimini, nell’ambito del panel sulla salute e il benessere delle persone con disabilità. Dopo aver denunciato l’inammissibile inaccessibilità alle cure per le persone con disabilità complessa e  comportamentale nelle strutture sanitarie italiane: le difficoltà che hanno i più fragili nell’affrontare esami diagnostici, invasivi o di routine, e che vede queste situazioni trasformarsi in veri e propri percorsi a ostacoli, a volte quasi impossibili da superare, Di Maolo ha reclamato “una svolta culturale verso il pieno riconoscimento della dignità e dei diritti delle persone con disabilità, in grado di abbattere le disuguaglianze in tutti i settori della sanità”.

 Secondo i risultati del Report realizzato dall’Istituto stesso, gli intervistati - persone con disabilità o caregiver - hanno riscontrato l’assenza di percorsi specifici per persone con disabilità nel 49,8% dei casi, o di averle trovate raramente nel 36,7% dei casi. Permangono poi anche le barriere architettoniche indicate come presenti dal 37,6% degli intervistati. Accanto alle lunghe ore d’attesa, vengono riscontrate spesso difficoltà nella comunicazione dei bisogni specifici al personale, a cui si aggiungono quelle legate alla gestione dei comportamenti problematici delle persone con disabilità psichiche. Una situazione, dunque, che non può che risolversi in un vero e proprio calvario per le famiglie e per i caregiver, oltre che per gli assistiti stessi. Non a caso il 63,3% del campione, ha lamentato di dover uscire dalla propria regione per effettuare le cure necessarie o anche solo per delle semplici visite di routine, mentre il 79,6% ha denunciato la necessità di rivolgersi a più di una struttura sanitaria prima di ricevere un'assistenza adeguata.

“Sono numeri questi - ha sottolineato la Di Maolo - che restituiscono una situazione complessa, aggravata anche dalle difficoltà innescate da questi anni di crisi economica, in cui le esigenze di risparmio pubblico hanno avuto un forte impatto sulla qualità e sulla quantità degli interventi socio-sanitari in favore delle persone con disabilità: per rispettare budget prefissati e capacità di spesa, il nostro SSN è stato riorganizzato in base a prestazioni standard per rispondere esclusivamente a bisogni standard. Ma il pieno riconoscimento dei diritti dei più fragili richiede interventi personalizzati e prestazioni sanitarie accessibili, altrimenti la salute diventa un privilegio di alcuni e non un diritto di tutti”.  

“Il Sistema Sanitario Nazionale italiano è cucito su misura per il malato - ha aggiunto Di Maolo - e non per il malato con disabilità; tuttavia l’accessibilità alle cure per ogni individuo è uno dei capisaldi su cui si fonda la democrazia sostanziale, la civiltà e il benessere di un Paese”. Infine, la presidente del Serafico ha rivolto un appello anche alle tante istituzioni presenti alla kermesse: “Il nostro auspicio è che questa iniziativa, riunendo così tante realtà del Terzo Settore, sia un punto di partenza per superare i vecchi limiti tracciando nuove strade e buone pratiche, sostenibili e innovative”.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

Scarica il questionario