Come funzionano le Aziende Sanitarie Italiane, come si rapportano i decisori politici con i vertici della Sanità locale, la ricerca accademica, i cittadini? Che esito hanno i cambiamenti promossi in Sanità dalle politiche di contenimento della spesa degli ultimi anni? Sono alcune delle domande cui hanno cercato di rispondere nel loro rapporto annuale due istituti di ricerca dell’Università Bocconi di Milano. Il primo è OASI, acronimo che sta per Osservatorio sulle Aziende Sanitarie Italiane attivo dal 1998, l’altro è il Cergas , fondato nel 1978 per promuovere, coordinare e svolgere attività di ricerca sugli assetti, le dinamiche e le performance delle aziende e dei sistemi di aziende operanti nei settori sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale e socio-educativo.

Un’attività di ricerca che focalizzandosi su costi, strutture, organizzazioni, politiche di gestione del personale, di comunicazione e di marketing, di investimenti e, naturalmente, di efficacia sanitaria , ha il compito di fornire indicazioni ai politici sugli esiti delle scelte attuate. Fra i temi di fondo presenti nel rapporto 2015, i processi di fusione fra le aziende sanitarie e il rapporto fra pubblico e privato negli investimenti. Accanto ai dati della ricerca, presentati da Alberto Ricci e da Francesco Longo del Cergas e da Veronica Vecchi della Bocconi , le relazioni dei due direttori generali delle aziende sanitarie ferraresi,Paola Bardasi, DG Ausl Ferrara, sugli esiti e i problemi aperti dal processo di progressiva cooperazione interaziendale, Tiziano Carradori, DG Ospedale Sant’Anna, sulla partnership pubblico privato come strumento di rinnovamento della rete ospedaliera nazionale. “Una rete piuttosto datata”, ha detto Carradori, che necessita di rinnovamento. Dell’11% attualmente rinnovate, il 50% è stato realizzato con capitali misti pubblico privato: uno strumento su cui Carradori ha espresso molti dubbi. “ Se è necessario, perché non ci sono soldi pubblici sufficienti, dobbiamo accettarlo, ha chiarito, cercando di evitarne i problemi economici e non, già rilevati in altri sistemi sanitari europei”, ma “almeno che non siano sottoposti a tassazioni esose, ha concluso, come attualmente si verifica” Sul fronte della cooperazione interaziendale, “il percorso avviato a Ferrara dalle due aziende continua, ha detto Bardasi. I risultati ottenuti nella riduzione delle liste d’attesa per le visite ambulatoriali ne sono il frutto. Nel 2016 ci concentreremo sulla riduzione dei tempi d’attesa nei ricoveri e nelle prestazioni chirurgiche”. Che si tratti di un percorso non facile è emerso anche dalla relazione di Francesco Longo, che ha sottolineato la mancanza di un adeguato processo di creazione di nuovi profili professionali , “middle management”, in grado di gestire grosse aziende sanitarie. “Assolutamente controproducente, ha aggiunto, il blocco delle assunzioni e degli investimenti: le nuove megastrutture rischiano, una volta create, l’immobilismo totale”.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

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