Avrebbe dovuto cambiare le cose, portare parità di condizioni nel campo della sanità in tutte le regioni italiane e invece il federalismo, soprattutto per quanto riguarda la sanità, ha fallito. Di fatto proprio il Federalismo è diventato il bersaglio preferito da parte dei medici, dei dirigenti della sanità, di tanti assessori...Eppure quando venne ridisegnata, nel 2001, tramite il Titolo V della Costituzione, l'autonomia locale rappresentava il vero cambiamento, perché spostava i centri decisionali e di spesa dallo Stato alle strutture locali, lasciando un'ampia autonomia alle Regioni e puntando su un migliore rapporto diretto con i cittadini. In sostanza il Federalismo doveva ridurre le diseguaglianze presenti all'interno del nostro territorio. Invece le diseguaglianze sono rimaste soprattutto nella sanità, perché l'accesso alle prestazioni, ai servizi di diagnosi e cura, è molto disarticolato nel nostro Paese, con un Servizio sanitario frammentato in 21 servizi locali, abbastanza diversi tra di loro. Anzi in tanti casi sono state create sacche di spreco economico e di corruzione che sono sotto gli occhi di tutti. Stando al rapporto 2015 dell'Osservatorio civico sul Federalismo in Sanità presentato da Cittadinanza attiva, è giunto il momento di cambiare perché “ il livello di finanziamento del Ssn non è stato rispettato, perché gli impegni del Patto per la salute 2014-2016 non stati mantenuti”, perché “gli standard ospedalieri fissati non sono stati realizzati in varie zone del Paese”, perché in alcune Regioni “i ticket sono più costosi e le liste di attesa più lunghe e di conseguenza un paziente su 10 rinuncia alle cure, oppure, se può, si rivolge al privato , e via dicendo. Eppure, nonostante questa istantanea molto negativa, Cittadinanza attiva, come spiega il coordinatore nazionale Tonino Aceti, non propone il ritorno al passato, ma vuole rilanciare il Federalismo, rafforzandolo - attraverso la riforma istituzionale già in discussione - e definendo meglio le competenze sia regionali che statali. Coruzione e malasanità, afferma ancora, hanno portato allo spreco di troppi soldi pubblici. “Probabilmente, anzi certamente – prosegue - queste due voci non possono scomparire del tutto dal vocabolario sanitario, un settore di grandi appetiti, personali, economici, politici. Ma quegli oltre venti miliardi di euro divorati ogni anno, potrebbero essere ridotti e i soldi recuperati sarebbero utilizzati per sostenere meglio l'uguaglianza dei cittadini che il Federalismo, almeno nelle sue intenzioni originarie, dovrebbe garantire”.

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