Nel Patto della salute abbiamo inteso non solo rivedere i criteri di aggiornamento e il sistema di monitoraggio dei Lea, ma anche rendere i nuovi Lea aggiornabili ogni anno e costruire una nuova griglia e un nuovo modello di identificazione dei Lea in maniera da poter inserire tutti gli aspetti che sono stati tenuti fuori negli ultimi sedici anni, quindi con riferimento all'appropriatezza delle cure erogate, le nuove terapie, i nuovi tiket ecc. Lo ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin rispndendo ad un a serie di domande postegli al Senato. “Le griglie - ha spiegato Lorenzin - sono state riapprontate secondo un metodo di efficacia ed efficienza del sistema e tenendo conto anche di un meccanismo ormai acclarato da tutti, cioè un sistema di monitoraggio continuo che ci permette, anche attraverso la nuova Commissione Lea, di riaggiornare ogni anno il sistema, rendendolo così attuale rispetto alle nuove scoperte scientifiche, ma anche alle variazioni che possiamo trovare nei singoli territori”. Quanto al finanziamento, Lorenzin ha ricordato come nella legge di stabilità 2016 siano stati vincolati 800 mln proprio per la revisione dei Lea e del nomenclatore, anzi, ha precisato ,“ possiamo dire che l'iter si è di fatto concluso e credo che questa sia un'ottima notizia per i nostri cittadini. Ma ancora di più è un'ottima notizia il fatto che abbiamo finalmente reso aggiornabile anno per anno questo provvedimento, con un nuovo modo di disegnare le griglie Lea che ci permette di garantire un sistema di efficacia".  Lorenzin ha poi illustrato il nuovo piano nazionale della cronicità all'interno del quale è stata messa al centro proprio la presa in carico del paziente: "Curare e trattare nel modo più appropriato il paziente cronico è ovviamente una sfida per i servizi sanitari nazionali moderni, in una società con un'alta presenza di persone della terza e della quarta età. Di fronte all'invecchiamento della popolazione, la sfida della cronicità è anche una sfida di sostenibilità". Proprio sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e sul pericolo di una possibile strisciante sua privatizzazione, Lorenzin ha precisato: "Il mio precipuo interesse ed obiettivo, e quello di tutto il Governo, è mantenere il nostro Servizio sanitario nazionale come un modello universale e universalistico, che è la nostra grande differenza rispetto a quello che accade nella maggior parte dei Paesi del mondo. Quello che abbiamo in Italia, cioè accesso a cure e a prestazioni di massimo livello e di massima eccellenza in modo gratuito per tutti, a prescindere dalla propria carta d'identità e dalla propria carta di credito o dal fatto di avere o meno un'assicurazione privata, è una ricchezza sociale del nostro Paese. Questo tra l'altro lo facciamo spendendo pochissimo rispetto ai nostri altri vicini di casa: noi spendiamo il 6,5 per cento del prodotto interno lordo. Tutti ci chiedono: ma come fate? È ovvio che, per farlo, sono stati fatti grossi sacrifici in anni di crisi economica. Ma, a differenza di altri, durante la crisi economica noi non abbiamo privatizzato il sistema del welfare e in particolare il sistema sanitario nazionale; lo abbiamo fatto rimanere accessibile a tutti e dobbiamo continuare a farlo. I prossimi saranno anni in cui torneremo ad investire sul personale sanitario, sull'accesso al farmaco e sulle infrastrutture. Il fondo del prossimo anno è di 113 miliardi, quindi ci sono due miliardi in più rispetto a quello del 2015". Di pari passo con l'aumento del Fondo sanitario si proseguirà il cammino della lotta agli sprechi. "È un dovere da parte di tutti noi “ e lo faremo, ha detto, “entrando nel merito della produttività del sistema, tant'è vero che nel piano di rientro che noi abbiamo inserito nella legge di stabilità non agiamo più solamente sulle Regioni, ma entriamo negli ospedali. Verifichiamo cioè i livelli essenziali di assistenza dei singoli ospedali, che in questi anni hanno sforato” con l'obiettivo di rendere “sempre più efficace ed efficiente il sistema sanitario e di liberare le risorse che così verranno risparmiate e reinvestite nel sistema”. Tra i tanti altri argomenti affrontati Lorenzin è tornata a parlare dei vaccini evidenziando il cosiddetto “effetto gregge” ricordando come questo serva "soprattutto a quei bambini che non possono essere vaccinati, o perché troppo piccoli o perché hanno patologie che non consentono loro di ricevere una vaccinazione, per permettere loro di stare a scuola o in una comunità insieme agli altri bambini senza rischiare, a volte, purtroppo, la vita". Sempre in tema di vaccini è stato sottolieato come con il piano nazionale dei vaccini si sia voluto incidere anche sull'educazione e sulla formazione, non solo dei genitori dei bambini che devono essere vaccinati, ma anche degli operatori sanitari. "È, quindi, assolutamente necessario un coinvolgimento dei pediatri di libera scelta, dei neonatologi, dei medici di medicina generale, dei soggetti attivi". Quanto alla  “ricerca indipendente” ha fatto notare che  si tratta di un processo che “un grande Stato come il nostro non può far altro che favorire. A questo proposito, proprio il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del Ministero della salute ha inserito questo topic nell'ultimo bando che è stato finanziato su alcuni progetti. Inoltre, abbiamo dodici milioni di euro appositamente approvati nei bandi di Aifa, proprio per la ricerca indipendente, che prevedono di inserirsi in questo contesto. Infine, anche nel bando finalizzato alla ricerca del Ministero della sanità sono stati previsti fondi per la ricerca indipendente. Questo per dire che c'è una particolare sensibilità nel riservare parte del finanziamento su questo tema.

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