Gli italiani si trascurano sempre di più, soprattutto se sono indigenti: la prima cosa cui rinunciano è la cura della salute, tanto da consentire la maggiore diffusione di malattie importanti, come quelle oncologiche o il diabete, patologia cronica per eccellenza.
Lo rileva il recente sondaggio CGM Health Monitor, che si avvale - oltre che della consueta collaborazione de Il Sole-24Ore Sanità - della consulenza e promozione dell’Omceo della Provincia di Bari.
Con questa indagine, si legge in un articolo del quotidiano, si intende indagare il rapporto tra medicina e condizione di povertà (anche per quanto riguarda l’immigrazione) dal punto di osservazione dei medici delle cure primarie. Sono loro che quotidianamente, nella pratica clinica e nell’attività professionale, si confrontano con le scelte dei pazienti in materia di salute e con le difficoltà che questi incontrano in ambito sanitario. E per er l’80% dei camici bianchi il numero dei pazienti che ha rinunciato a curarsi è aumentato negli ultimi anni, e le rinunce riguarderebbero in prima battuta, per un quarto del campione, i farmaci. E farmaci importanti: medicinali o terapie salvavita per il 74% del campione, terapie essenziali per il 40% e indagini diagnostiche essenziali per il 36% degli intervistati.
Pesante anche l’abbandono del ricorso all’assistenza domiciliare (per il 22%) e a un’alimentazione sana (13 per cento). Sempre stando ai dati del sondaggio adulti (per il 42%) e anziani (per il 47%) sono le fasce di pazienti più colpite dalla crisi. Con conseguenze inevitabilmente pesanti: la rinuncia a curarsi per ragioni economiche è «talvolta» causa di maggiore diffusione di malattia per il 57% dei medici intervistati e lo è «spesso» per 3 medici su 10 (il 31 per cento).
Gravi le conseguenze stimate: malattie oncologiche, patologie infettive e diabete si sarebbero diffuse in conseguenza dell’impoverimento - probabilmente per la minore attitudine alla prevenzione - con potenziale pericolo per la salute pubblica. Ma il rischio, a parere di chi ogni giorno riceve nel proprio ambulatorio decine di pazienti, è anche e soprattutto per la salute del singolo: la rinuncia agli esami diagnostici - e qui inevitabilmente vien da pensare al “decreto appropriatezza” (si legga articolo a pagina 12) - è «spesso» una realtà nel 13% dei casi e lo è «talvolta» nel 56%.
Per di più Regione che vai, sanità che trovi. L'ammontare del ticket da pagare infatti varia fortemente nelle diverse aree geografiche del Paese: per le visite specialistiche (oculistica, cardiologica, ortopedica e ginecologica) oscilla tra i 20 euro in media al Nord-Est a un massimo di 45 euro al Sud, dove è si paga dunque più del doppio. A rilevarlo è un'altra ricerca, quella elaborata da Rbm Salute-Censis sul ruolo della sanità integrativa, presentata al IV 'Welfare Day'.