Nella sanità veneta si sta assistendo ad un fuggi fuggi generale da parte di stimati medici che, o se ne vanno nel privato dove l’ambiente offre forme più flessibili di lavoro e quindi un medico riesce a costruire intorno a sé orari in una struttura ad hoc, oppure direttamente in pensione grazie al cumulo pensionistico dei cui vantaggi ne stanno beneficiando in molti.

Ma l’aspetto più rilevante e principale della questione è il malcontento generale dovuto, spiegano gli addetti ai lavori, al costante aumento di lavoro contrapposto alla crescente diminuzione di organico.
A pagarne le spese è il servizio offerto.

Un aspetto altrettanto grave e che sta crescendo negli ultimi mesi, riguarda lle aggressioni agli operatori di corsia (infermieri oe/o OSS) vittime della rabbia e della esasperazione di utenti-pazienti.
Questi incresciosi episodi accadono perché in molte strutture ospedaliere vi sono troppi ammalati e pochi operatori. Infermieri e dottori confermano che alla notte, in reparti con 15/20 posti letto occupati, il turno notturno viene affidato ad un solo infermiere e dottore, i quali devono anche gestire i pazienti che vengono dai pronti soccorso.

Una domanda sorge spontanea: come è possibile che vi siano queste criticità se la sanità veneta, in termini di gestione, primeggia così come certificato dall’ultima relazione della Corte dei Conti? Resta il fatto che la fuga di medici dagli ospedali veneti è evidente ed inarrestabile e sono ancora una volta i numeri a darci l’esatto quadro della situazione; negli ultimi mesi i medici che hanno dato le dimissioni dalle Ulss venete sono oltre una quarantina tra cui: 5 anestesisti da Verona; due radiologi da Mestre; due ortopedici (Castelfranco), una diabetologa (Castelfranco), un pediatra (Montebelluna), un anestesista, un pediatra (Conegliano); nella Polesana una reumatologa, una gastroenterologa, un internista, un urologo, un ginecologo, due ortopedici, un otorino, due oculisti, due neurologhi, un anestesista e un medico del territorio; nell’Euganea tre pediatre e due ortopedici (Camposampiero), tre radiologhe (Cittadella), uno psichiatra (Sant’ Antonio Padova); due ortopedici nella Berica. Ed i numeri sono destinati a crescere.

Documentazione

Questionario sulla prevenzione del rischio clinico nelle strutture associate all'Aris.

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